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Il consumo digitale avrà un impatto maggiore dell’industria aeronautica sul riscaldamento globale: Cosa possiamo fare per ridurlo?

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Puoi ascoltare qui l’articolo: Audio-à-porter – Consumo digitale

Chi è iscritto alla nostra newsletter sa che, oltre a garantire la sicurezza dei dati non fornendoli a nessun altro ente, non inviamo email in continuazione. Abbiamo scelto infatti di condividere gli aggiornamenti di notizie al massimo una volta al mese, evitando spam e comunicazioni inutili, utilizzando semplicemente le mail come un canale rapido e diretto per comunicare con i lettori. Inoltre abbiamo scelto uno sfondo scuro come testo della nostra mail di aggiornamento. Un’altra scelta è stata quella di produrre pochissimo video (sul canale Vimeo), preferendo la scrittura per informare e raccontare, stabilendo di crearne al massimo ogni uno/due mesi. E siamo qui a pensare cosa ancora possiamo fare per migliorare. Non sono scelte dettate esclusivamente dalla comodità, ma dal desiderio di ridurre il nostro impatto ambientale. Cosa c’entra tutto ciò con l’impronta ecologica?

I data center. Elaborano tutti i flussi di dati di internet nel mondo. Il loro impatto in termini di consumi energetici e di emissioni di CO2 è enorme e in aumento. L’energia utilizzata nel nostro consumo digitale avrà un impatto maggiore sul riscaldamento globale rispetto all’intera industria aeronautica. La quantità di energia utilizzata dai data center è raddoppiata ogni quattro anni e si prevede che triplicherà nei prossimi 10 anni. Questi cambiamenti sono dovuti in parte all’aumento della gamma di dispositivi di uso quotidiano – dai televisori, ai dispositivi di sicurezza domestica, ai sistemi di illuminazione e alle innumerevoli modalità di trasporto – che emettono e ricevono costantemente dati. (Fonte: The Guardian).

Le mail. Già nel 2011 un’indagine dell’Ademe (agenzia francese per l’ambiente e il controllo energetico) aveva portato alla luce l’impatto di ogni e-mail del peso di un solo megabyte ricevuta o inviata: 19 grammi di anidride carbonica. Considerando il numero di email annualmente spedite da ognuno di noi, l’impatto non è per nulla irrilevante. I messaggi inviati sono riprodotti una decina di volte su diversi server, più destinatari inseriamo e più energia è consumata, più pesa la mail e più produrrà in inquinamento.

L’invio di una mail con un allegato da 1 MB richiede un consumo pari a quello di una lampadina accesa per 2 ore (25 wattora), viaggiando spesso per migliaia e migliaia di chilometri prima di arrivare a destinazione, anche se scriviamo a qualcuno nella nostra città o nel nostro stesso ufficio! Le mail sono elaborate dai server di cui si servono i provider, enormi torri di computer che consumano grandi quantitativi di energia. Giorno e notte, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, devono essere continuamente raffreddate. (Fonte: Valori.it). 

I video. Del consumo energetico legato a internet, i video risultano i principali colpevoli, creatori di un disastro ecologico per via dei megabyte impiegati. Lo studio pubblicato da The Shift Project  mostra che il 60% dei flussi di dati globali è generato da 4 tipi principali di video online, creando oltre 300 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, paragonabili alle emissioni di una nazione intera come la Spagna. (Fonte: Valori.it). La televisione in streaming, Skype, i videogiochi, la videosorveglianza richiedono un consumo maggiore.

Un report americano (ironicamente commissionato nel 2013 dai lobbisti dell’industria fossile e citato nel libro The New Dark Age di James Bridle) riporta che l’utilizzo di un tablet o di uno smartphone per guardare in modalità wireless un’ora di video a settimana consuma all’incirca la stessa quantità di elettricità di due nuovi frigoriferi domestici. (Fonte: The Guardian).

Suggerimenti per diminuire il nostro consumo digitale?

  • Energie rinnovabili. Passare a forme più pulite di energia è ormai necessario, non solo per il nostro consumo digitale. Google afferma che i suoi 14 data center (che alimentano Gmail, YouTube e Search in 4 continenti) consumano il 50% in meno di energia rispetto ai data center convenzionali e, rispetto a 5 anni fa, forniscono una potenza di calcolo 7 volte maggiore con la stessa energia elettrica. Invece, per raffreddare i server di un data center la cinese Alibaba utilizza l’acqua di un lago naturale e sta valutando di realizzarre una torre del vento per raffreddare i server di un altro centro (Fonte: Greenreport).
  • Evitare inutili sprechi “digitali”. Valutare se non sia possibile incontrare il collega dello stesso ufficio invece di mandare una mail o l’amico che abita a pochi passi. Considerare di inviare comunicazioni ai destinatari per cui è davvero necessario. Non guardare video e film on line senza criterio.
  • Utilizzare una qualità dei video più bassa.
  • Ridurre il quantitativo di dati inviati.
  • Preferire l’inserimento diretto dell’indirizzo web che ci interessa piuttosto che passare dai motori di ricerca.
  • Prestare attenzione allo spam, ai siti che inviano continuamente mail cancellando l’iscrizione.
  • Scegliere motori di ricerca più green. Come Ecosia che almeno compensa il carbonio necessario per condurre ricerche su Internet piantando alberi. Oppure come LifeGattle, la piattaforma ambientalista creata nel 2007 dalla collaborazione tra Life Gate e Google; utilizzando una schermata 100% nera consente un risparmio energetico. Il bianco infatti richiede un maggior backlighting, la componente più energivora del monitor.
  • Considerare data center alternativi. Francesca Tonelli di Vintag ci ha raccontato qui della loro scelta: “Vintag ha appena firmato un accordo per trasferire tutti i suoi dati nell’unico data center a emissioni zero del sud Europa. Abbiamo abbandonato i vari Amazon, Aruba ecc, altamente inquinanti per continuare a dare il nostro contributo in ottica green scegliendo una realtà tutta italiana di grande qualità che si chiama Exe.it“.

Sicuramente non è da dimenticare come gli strumenti digitali possano a volte avere meno impatto di altre scelte: un webinar on line di un’ora rivolto a numerose persone potrebbe avere una minore impronta ecologica rispetto ai viaggi necessari per radunare lo stesso gruppo in un luogo fisico, soprattutto se provenienti da diversi paesi.

Conoscete altri suggerimenti?

(Foto di Julius Drost on Unsplash)


English: Digital consumption will have a greater impact on global warming than the entire aviation industry – What can we do to reduce it?

Anyone subscribed to our newsletter knows that, in addition to ensuring data security by not providing them to any other organization, we do not send emails continuously. In fact, we have chosen to share news updates no more than once a month, avoiding spam and useless communications, simply using emails as a quick and direct channel to communicate with readers. We also chose a dark background as the text of our update mail. Another choice was to produce a very small number of videos (on the Vimeo channel), preferring writing to inform and tell, establishing to create at most every one/two months. And here we are thinking about what we can still do to improve. They are not choices dictated exclusively by comfort, but by the desire to reduce our environmental impact. What does all this have to do with the ecological footprint?

The data centers. They process all internet data flows in the world. Their impact in terms of energy consumption and CO2 emissions is enormous and increasing. The energy used in our digital consumption will have a greater impact on global warming than the entire aviation industry. The amount of energy used by the data centers has doubled every four years and is expected to triple over the next 10 years. These changes are due in part to the broader range of everyday devices – from televisions, to home security devices, to lighting systems and countless modes of transport – which constantly emit and receive data. (Source: The Guardian).

The e-mails. Already in 2011 an investigation by Ademe (the French agency for the environment and energy control) had brought to light the impact of each e-mail weighing only one megabyte received or sent: 19 grams of carbon dioxide. Considering the number of e-mails sent annually by each of us, the impact is not at all irrelevant. The messages sent are reproduced a dozen times on different servers, the more recipients we insert and the more energy is consumed, the more the e-mail is heavy and the more it will produce pollution.

Sending an e-mail with an attachment of 1 MB requires a consumption equal to that of a lighted bulb for 2 hours (25 watt hours), traveling often for thousands and thousands of kilometres before arriving at its destination, even if we write to someone in the our city or in our own office! The e-mails are processed by the servers used by the providers, huge towers of computers that consume large amounts of energy. Day and night, 24 hours a day, 365 days a year, they must be continuously cooled. (Source: Valori.it).

The videos. Of the energy consumption linked to the internet, videos are the main culprits, creating an ecological disaster due to the megabytes used. The study published by The Shift Project shows that 60% of global data flows are generated from 4 main types of online videos, producing over 300 million tons of CO2 each year, comparable to the emissions of an entire nation like Spain. (Source: Valori.it). Streaming television, Skype, video games and video surveillance require more consumption.

An American report (ironically commissioned in 2013 by fossil industry lobbyists and quoted in the book The New Dark Age by James Bridle) states that using a tablet or smartphone to wirelessly watch a hour of video a week consumes about the same amount of electricity as two new domestic refrigerators. (Source: The Guardian).

Suggestions to decrease our digital consumption?

  • Renewable energies. Switching to cleaner forms of energy is now necessary, not only for our digital consumption. Google says its 14 data centers (which feed Gmail, YouTube and Search on 4 continents) consume 50% less energy than conventional data centers and, compared to 5 years ago, provide 7 times more computing power with the same electricity. Instead, to cool the servers of a data center, the Chinese Alibaba uses the water of a natural lake and is considering to build a wind tower to cool the servers of another center (Source: Greenreport).
  • Avoid unnecessary “digital” waste. Evaluate if it is not possible to meet the colleague of the same office instead of sending an e-mail or the friend who lives a few steps away. Consider sending communications to inly necessary recipients. Don’t watch videos and movies online without criteria.
  • Use lower video quality.
  • Reduce the amount of data sent.
  • Prefer the direct entering of the web address that interests us rather than going through search engines.
  • Pay attention to spam, to sites that continuously send e-mails by unsubscribing.
  • Choose greener search engines. Like Ecosia, which at least compensates for the carbon needed to conduct Internet research by planting trees. Or like LifeGattle, the environmental platform created in 2007 by the collaboration between Life Gate and Google; using a 100% black screen saves energy. In fact, white requires more backlighting, the most energy-intensive component of the monitor.
  • Consider alternative data centers. Francesca Tonelli of Vintag told us here about their choice: “Vintag has just signed an agreement to transfer all its data to the only zero-emission data center in southern Europe. We have abandoned the various Amazon, Aruba etc., highly polluting to continue to make our contribution in a green perspective by choosing a high-quality Italian company called Exe.it“.

It is certainly not to be forgotten how digital tools can sometimes have less impact than other choices: an online one-hour webinar targeted to many people could have a lower ecological footprint than the trips needed to gather the same group in one place physical, especially if coming from different countries.

Do you know any other suggestions?

(Photo by Julius Drost on Unsplash)

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