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Conosci la differenza tra vintage e retrò? – Lo scopriamo con Cadute di stile!

 Puoi ascoltare qui l’intervista registrata dal vivo: Conosci la differenza tra vintage e retrò?

Con Michela Zedda, creatrice del sito e del profilo Cadute di stile, abbiamo registrato qualche tempo fa un episodio per raccontare della passione nella ricerca di pezzi giusti per scivoloni di classe. Ci ritroviamo questa volta per scoprire le differenze tra vintage e retrò in questo nuovo episodio live di Audio-à-porter. Se vuoi ascoltare la nostra conversazione, troverai l’episodio su Spreaker, ApplePodcasts, YouTube e Spotify (link più sotto).

Ciao Michela, ben ritrovata. Siamo di nuovo qua, dopo la puntata divertente dell’altra, dove ci siamo ritrovate a Villa Borghese, questa volta siamo nella cornice di piazza Vittorio a Roma. C’è un pochino più di traffico rispetto all’altra volta.

“Sono molto contenta di ritrovarti qui Arianna e parliamo di nuovo di vintage insieme”.

Sì, di vintage, sempre in modo molto divertente, perché anche l’altra volta è stata un successo la puntata del podcast girato insieme. Abbiamo allietato le serate di qualcuno e speriamo sia così anche questa volta. Tra l’altro c’è un piccolo retroscena che poi sveleremo alla fine già abbiamo cominciato bene, nel senso che abbiamo cominciato a coinvolgere anche le persone che passano qua al parco!

“Non volontariamente ma va bene!”.

L’altra volta abbiamo parlato di Cadute di stile, dei vestiti che hanno una lunga storia, degli abiti vintage. È un po’ che non ci vediamo quindi la prima cosa che ti chiedo è ‘Come va? E come va con Cadute di stile?

“Va abbastanza bene. Putroppo con il Covid si sono di molto limitate le occasioni per fare mercatini. La parte principale dell’attività di Cadute di stile è venuta un po’ meno. Però mi è capitato di riuscire a vendere qualcosa tramite le app, soprattutto De Pop e Vinted. Quindi sì, va un po’ a rilento però va bene così”.

E la ricerca come sta andando? Perché, a parte la vendita, riesci a trovare dei pezzi anche in tempo di pandemia e quindi senza i mercatini?

“Purtroppo anche la ricerca dei pezzi è un po’ rallentata. L’unica cosa positiva è che comunque avevo un discreto numero di oggetti da vendere che avevo accumulato nel corso di quel periodo, in cui potevo andare tranquillamente a fare rifornimento. Quindi vivo un po’ di quello che avevo accumulato in altri periodi”.

Meno male avevi questo stock, in modo da riuscire appunto a vendere anche in questo periodo! Oggi siamo qua perché mi ha incuriosito il tuo ultimo post che hai pubblicato sul blog di Cadute di stile. L’ho letto e ti devo dire che sono tra quelli che brancolano nel buio davanti al termine retrò e che, a furia di cantonate come tu dici, sono arrivata sul tuo blog cercando appunto relativamente a questo termine. Facciamo un po’ di luce sul significato di vintage e quello di retro. Corso moda sostenibile

“Sì, spesso si confondono, vengono utilizzati distintamente l’uno col senso dell’altro e viceversa. Però vintage è, come forse abbiamo già detto anche la volta scorsa, tutto quello che è stato prodotto almeno 20 anni fa e che in qualche misura è diventato iconico, quindi molto riconoscibile anche a distanza di tempo. Ad esempio le cartelle Nay Oleari degli anni ‘80”.

Bellissima! Te lo dico sempre, quando te ne capita una fammi sapere!

“Certo! Ooppure gli zaini Invicta anni 90, quelli con i colori sgargianti diciamo. Oppure ancora gli Swatch. Ecco questi sono esempi che sono anche relativamente vicini a noi. Quindi vintage è quello che è stato prodotto almeno 20 anni fa e che ha una qualità iconica in qualche misura. Invece retro è qualcosa che è stato prodotto di recente con una linea che richiami linee di periodi passati, stili, colori di periodi passati. Possono essere simili dal punto di vista di come appaiono all’occhio, però sono molto diversi nel senso che sono stati prodotti in due epoche diverse, e anche in modalità diverse in buona misura. Entreremo più in dettaglio”.

Quindi il retrò è una copia del vintage? Ossia un ‘vorrei ma non trovo ciò che cerco, perciò acquisto qualcosa che gli somigli?’.

“Sì, sì dipende dal tipo di retrò. Nel senso che c’è un retrò specializzato in riproduzioni che sono storicamente anche molto accurate, mentre invece c’è il retro di H&M, quando fa uscire una collezione che ha delle linee e dei colori che rimandano agli anni 80 o gli anni 90, con pattern particolari. Per cui retrò è un’atmosfera, un mood e, sì, effettivamente il retrò è come se fosse un vintage più a portata di mano. Nel senso che hai quell’atmosfera che rimanda a un’epoca passata, ma non hai l’effettiva provenienza, non hai l’originale. E puoi gioco forza non avere l’originale perché magari sono dei pezzi che si ispirano a periodi storici di cui non c’è rimasto molto. Perché ad esempio dei vestiti anni 20 o degli anni 30, soprattutto in seta ad esempio o che hanno delle paillettes, dei lustrini attaccati. Sono stati capi molto più deperibili rispetto ad altri periodi storici, che preferivano altri tessuti o altre lavorazioni. Quindi in alcuni casi il retrò è l’unica è l’unica soluzione che uno ha per riuscire a vestirsi con dei pezzi che facciano riferimento a quel periodo”.

Adesso perché nominato anche il fast fashion mi viene una domanda di getto in relazione a questo, ma abbigliamento e accessori vintage sono più cari di quelli retrò? Il fatto che vengano utilizzati da alcune catene ma non solo è perché il vintage è più costoso del retrò?

“Diciamo in generale sì, però anche questa è una semplificazione, perché il vintage lo puoi riuscire a trovare anche sulla bancarella del mercato, a quel punto non è per niente costoso”.

Per pochi euro capiterà anche a te magari di trovare dei pezzi di una volta abbordabilissimi!

“Sì, viceversa ad esempio tu parlavi prima di swing, chi balla swing molto spesso si veste con tutta una serie di capi che rimandano a dei periodi come ad esempio gli anni 40, con scarpe che abbiano la foggia simile a quella delle scarpe degli anni 40 e che abbiano anche una funzionalità che permetta che ci si balli. Sono un prodotto talmente tanto specializzato che pensare di trovarli a pochi euro è molto difficile”.

Sì, ecco raccontiamo che l’accenno per il ballo swing è perché ho raccontato a Michela che ho fatto un corso di ballo swing, adesso ovviamente interrotto anche per la pandemia, ma ho provato a cimentarmi per questa passione che ho per il vintage, ciò che è del passato. Quindi mi sembra di capire che non ci sia solo il fast fashion che riprende le linee di una volta, ma c’è anche tutto un altro tipo di produzione, come quella che tu citavi, di abbigliamento accessori per esempio che vengono utilizzati per lo swing. Un altro tipo di produttori rispetto alle grandi aziende.

“Sì, tra l’altro per chi ad esempio fa parte di alcune sottoculture per cui è molto importante vestirsi con lo stile che sia fedele a quello di un’epoca particolare, può capitare anche che si comprino dei pezzi vintage perché assomigliano a quelli che fanno riferimento alla propria epoca storica. Come ad esempio chi si veste con lo stile degli anni 40. Spesso non trovando in abbondanza capi effettivamente risalenti agli anni 40 si rivolgono a quelli anni 80, in cui si trovano i cosiddetti fantastici powersuite anche per donne, le giacche con le spalline molto imbottite, strutturate”.


Mi viene in mente quella che ho indossato l’altra volta!

“Quello con tutti i lustrini!”

Esatto, questo mi fa pensare appunto a un’altra domanda che volevo farti. Qual è il profilo di persona che sceglie il vintage? Quale il retrò? Adesso mi stai descrivendo in realtà anche chi ha tutt’e due le cose: quando qualcuno magari sceglie di avere uno stile di una particolare epoca di riferimento cerca di attingere un po’ un tipo di pezzo, un po’ un altro.
O hai individuato dei profili particolari di persone che acquistano l’una e l’altra cosa?

“Sai, penso di no, nel senso che è appunto perché sono molto vicini come disponibilità e anche come significato che poi è anche difficile riuscire a dire ‘c’è qualcuno che si veste solo vintage o si veste solo retrò’. Sono due mondi che spesso si incontrano e il problema nasce quando magari un pezzo retro viene spacciato come vintage”.

Infatti! Le persone che stanno ascoltando si staranno chiedendo ‘ma perché queste due si trovano un giorno a Roma in una piazza, in un parco, a parlare della differenziazione tra vintage e retrò? Elucubrazioni mentali? Non sappiamo come passare il tempo? No, perché in realtà c’è una ragione per cui ci poniamo questa domanda! Perché chiedersi la differenza tra i due termini? Michela spieghiamolo perché è importante.

“Perché, ad esempio, a me è capitato spesso ultimamente sulle app che uso per vendere e comprare vintage e capi usati, mi è capitato spesso di leggere delle descrizioni dove dei capi retrò venivano considerati vintage. Dove vintage significa semplicemente qualcosa che ha un aspetto del passato. Quindi questo è innanzitutto un equivoco che va sfatato. Perché può capitare che tu stia comprando un pezzo di H&M e lo paghi magari anche più che se l’avessi preso in negozio, perché qualcuno l’ha definito vintage. Perché a te sembrava plausibile che fosse vintage. Dico ‘te’, ma anche ‘me’, in generale”.

Questo mi fa molto pensare che bisogna tenere gli occhi aperti, perché sinceramente acquistare qualcosa che poi scopri che è di H&M e invece avevi l’idea l’ intenzione di comprare vintage, soprattutto se sei attento alla sostenibilità ti viene ancora più il nervoso. Perché se questa scelta invece è dettata dal fatto di un approccio un po’ più responsabile verso l’acquisto di vestiti, e magari vuoi evitare di avere un determinato brand, pensi di prendere qualcosa appunto del passato, è una gran bella fregatura. Ecco perché siamo qui a parlarne.

“Poi soprattutto perché è molto difficile riuscire a capire dalle foto. Un conto è se sei in negozio. Non riesci a vedere tutti i dettagli che ti servono per capire la provenienza del capo. Se ti devi basare sulle foto che vedi allora è più difficile capire”.

Quindi quando parliamo del capo vintage, quello rimane la scelta sostenibile. Quando invece prendiamo H&M o qualsiasi altro brand di fast fashion (perché non vogliamo per forza mettere in cattiva luce questo brand), quando scegliamo appunto invece un pezzo di una collezione retrò di fast fashion, la scelta non è tanto sostenibile. Perché parliamo sempre di fashion.

“Certo, perché ci troviamo con un capo che è costato molto all’ambiente, è costato molto a chi l’ha prodotto fisicamente, costerà molto noi perché ce lo troveremo a brandelli dopo averlo indossato 3-4 volte quindi non è una scelta molto responsabile”.

Ti capita che qualcuno ti chieda questa differenza, che si rivolga a te proprio per domandarti aiuto nel capire se qualcosa è retrò o vintage? L’articolo è nato perché sono arrivate delle richieste oppure perché tu stessa ti sei scottata sull’argomento?

“Sicuramente la seconda che hai detto, nel senso che sono io che ho voluto parlare di questo. Perché secondo me appunto è un grande passo falso che siamo sempre lì sul fare”.

Sì, è un passo falso che è facile fare, può capitare a chiunque di noi di essere tratti in inganno. Sul sito di Cadute di stile, nel blog, ho visto che spieghi per filo e per segno come capire se un capo è vintage oppure retrò, visto che si possono confondere le due tipologie di abbigliamento. Ma, Michela, a parte andare approfondire all’interno della dell’articolo che hai scritto, ci puoi dare un paio di suggerimenti? Per esempio ci sono differenze nelle etichette?

“Sì, le differenze nelle etichette forse sono la cosa più facile da controllare. Un’etichetta vintage riporta delle informazioni molto più frammentarie rispetto a un’etichetta contemporanea, che conosciamo bene per essere un papiro. Le etichette vintage hanno innanzitutto meno colori, dei caratteri un po’ più antiquati, ci sono delle misure di solito molto diverse dalle taglie che riportano i capi attuali. Questo potrebbe essere già qualcosa da guardare”.

Certo è più difficile online come dicevi, perché magari non vede in una foto bene l’etichetta, però possiamo chiedere magari di fotografarcela giusto?

“Certo, l’etichetta è uno di quei di quegli elementi che a colpo sicuro è fattibilissimo chiedere di farsi fotografare. Oppure ad esempio le zip, le cerniere lampo: quelle che hanno denti metallici sono molto più verosimilmente vintage rispetto a quelle di nylon, che sono di produzione molto più recente, diciamo dagli anni 80. Precedentemente a questo periodo hanno i denti di metallo”.

Ecco, dalla foto è sempre un po’ difficile riuscire a capire bene la zip, quindi bisognerebbe chiedere approfondimenti, trovo in generale che non sia sbagliato soprattutto acquistando online. Poi magari nei panni di chi vende come te è un po’ una seccatura quando le persone fanno le domande. È però sempre meglio prima di acquistare questi pezzi e di ritrovarsi magari con qualcosa del fast fashion, che si voleva invece vintage. Forse è meglio rompere un pochino più le scatole.

“Ma io vorrei che la gente mi chiedesse delle cose del genere! Perché vorrebbe dire che è già consapevole di qualcosa che potrebbe succedere!”.

Sorrido perché nell’altro episodio abbiamo parlato proprio dei clienti, che avevi fatto un articolo su come difendersi dai clienti un po’ strani! Sorrido per quello (per chi non ha ascoltato l’altro episodio). Perché in realtà ti fanno tutt’altro tipo di domande!

“La più gettonata delle quali è ‘puoi scendere del 60%?’ “.

Quello è un classico! Che poi 60%… veramente con un gran coraggio. Non è che ti chiede di fare uno sconto, ma 60%! Tra l’altro su Cadute di stile non è che parliamo di prezzi di migliaia di euro, sono sempre dei prezzi molto abbordabili quelli che tu proponi. Fa un po’ sorridere anche questo.

“Un’altra cosa che ci fa capire molto chiaramente che si tratta di un pezzo retrò invece di un pezzo vintage è quando sono disponibili tante taglie e tanti colori diversi. Questo perché i limiti produttivi che c’erano in un periodo storico precedente non ci sono più adesso, in cui è molto facile produrre pezzi in serie con diverse varianti. Questo ci fa capire bene che magari si tratta di un pezzo retrò”.

In certe epoche non c’era ancora la produzione di massa della moda.

“E anche se cominciava ad esserci comunque è passato tanto tempo e quindi non tutti i pezzi sono arrivati fino a noi”.

Quindi, se vediamo che per esempio c’è la possibilità di scegliere tra più taglie, capiamo già che siamo di fronte al retrò nuovo, per la disponibilità che c’è. Però poi dicevamo prima che si può anche trattare di piccole realtà e mi vengono in mente anche tante sarte, sarti, artigiani e tanti brand molto piccoli che fanno queste collezioni con tagli del passato, siamo di fronte a un approccio un po’ più sostenibile della moda. Non vogliamo condannare il retrò a favore del vintage, bisogna sempre andare a guardare le diverse realtà come sono. Una domanda però Michela… Anche l’altra volta abbiamo parlato dei pezzi di Cadute di stile, abbiamo visto tanti pezzi vintage che ho anche provato a indossare, abbiamo fatto le foto con i pezzi e con Cadute di stile parliamo sempre di scivoloni. Perché il nome nasce da questo. Ma ti è mai capitato di fare uno scivolone nel retrò? Ci sono dei pezzi retrò che troviamo anche in Cadute di stile?

“Volontariamente no, però penso che inconsciamente ce ne siano parecchi!”.

Senza volere sei caduta anche tu, come dicevamo prima, nel tranello, quindi può darsi che ne siano?

“Sì, sì, sicuramente, perché comunque Cadute di stile è sia vintage sia seconda mano. Nel mondo seconda mano ormai troviamo tutto e il contrario di tutto a livello di stile, per cui sì, sicuramente c’è qualche pezzo retrò”.

Però è di seconda mano, quindi siamo sempre nell’ambito della moda responsabile.

“Cadiamo sempre in piedi!”.

Esatto, non possiamo sbagliare con Cadute di stile!
Questa volta è andata direi tranquillamente anche con i rumori in sottofondo, siamo riusciti insomma a registrare a portare avanti anche questa puntata. Michela c’è ancora qualcosa che vogliamo dire in chiusura dell’episodio? Faremo una terza parte, sveliamo che troveremo un altro argomento e faremo un terzo episodio sempre in diretta esterna se ti va.

“Va bene, sì, molto volentieri”.

Così facciamo compagnia con due chiacchiere sempre sulla sostenibilità, raccontando appunto dei pezzi. Se c’è qualcosa di particolare che ti capita per le mani ci ritroviamo così me lo racconti, molto volentieri, e speriamo di trovarci anche un mercatino.

“Magari! Sarebbe bello”.

All’aperto magari sarebbe molto bello. Così se partecipi al mercatino veniamo a trovarti e ti facciamo qualche domanda sui pezzi che hai in vendita.

“Volentieri, speriamo!”.

Intanto grazie mille per la disponibilità Michela!

“È sempre un piacere, grazie!”.

 

Puoi trovare qui Cadute di stile:

Sito: https://cadutedistile.it

Instagram: https://www.instagram.com/cadute_di_stile/

Vintag: https://www.vintag.store/meezedd?lang=it

Depop: https://www.depop.com/cadute_di_stile/

Foto: Michela Zedda

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