
SfilataFrasso: 9 abiti di moda ecologica in passerella
Puoi ascoltare qui l’articolo: Abiti SfilataFrasso
Una serata magica nel suggestivo borgo di Frasso Sabino (RI). Dopo l’assenza nel 2020, SfilataFrasso Moda e Riciclo è tornata in versione speciale: con un numero limitato di spettatori, nel rispetto della normativa Covid-19, durante una cena tra le mura del Castello le modelle hanno sfilato lungo le vie del paese.
Sfilata Frasso è un evento di moda ecofashion, nato per sensibilizzare la comunità locale sul tema della raccolta differenziata. Designer creativi partecipano proponendo abiti realizzati recuperando materiali da buttare. Non solo una sfilata di moda più sostenibile, ma nelle piazze e nelle strade del paese la comunità locale crea ogni volta un’opera d’arte green con materiali riutilizzati. Quest’anno colorati frammenti di plastica, recuperati nei mesi precedenti anche dai comuni limitrofi felici di contribuire, hanno impreziosito il borgo.
Quando Serena Benedetti e Simona Maresca, responsabili comunicazione dell’evento, mi hanno invitata ho accettato immediatamente. “Gli abiti saranno, come da regolamento, realizzati esclusivamente con rifiuti e materiali di scarto pronti più che mai a lanciare il messaggio #NonSonoDaButtare! – raccontano Serena e Simona – La pandemia ha acceso più che mai il tema della difficoltà dello smaltimento dei rifiuti. É cambiata (anche) la nostra gestione dei materiali monouso”.
Il 31 luglio ho preso parte come giurata all’edizione best of della sfilata che tanto amiamo, con in gara i nove artisti del recupero di materiali primi classificati delle ultime sette edizioni. Con me, altri quattro giurati hanno condiviso il compito a dire poco arduo di scegliere i vincitori di quest’anno, nella cornice di un borgo pieno di fascino. Durante la sfilata, abbiamo gustato una deliziosa cena con un menù creato ad hoc per l’occasione, realizzato in vaso cottura, con la massima attenzione alla sostenibilità.
Condotta da Viviana Rapisarda, la serata è stata piacevolmente all’insegna di abiti, intervallati dalle esibizioni della Terni jazz Orchestra. Il paese era apparecchiato in tavolate allegre e curiose. Tra una portata e l’altra abbiamo votato i vestiti. Non è stato semplice: la creatività e l’impegno dei partecipanti nel recupero dei materiali è notevole. Puoi vedere qui un breve video che ho creato come ricordo.
Qui ti mostro tutti gli abiti: creare vestiti e al tempo stesso ridurre l’impronta ecologica è possibile!
Impigliati nella rete, di Eugenia Benedetti e Graziella Cestari. Primo classificato
Realizzato con bottiglie di plastica, zanzariere, parasole per auto, nastri e vecchi strass. “L’abito vuole essere un inno di protesta contro l’inquinamento dei mari a causa delle microplastiche. – spiegano Eugenia e Graziella – E’ un invito ad avere cura dei tesori che la natura ci offre”. Le artiste condividono da anni con SfilataFrasso il messaggio di rispetto e cura per l’ambiente e attenzione verso un corretto smaltimento dei rifiuti.
Indossato da Giada Franceschi.
Pss!, di Gregorio Maria Mattei. Secondo classificato
Realizzato con gonfiabili in PVC bucati, assemblati tramite vere cuciture a mano e a macchina e punti di fusione con il calore. Un abito ironico e divertente che richiama l’estate, la gioia di vivere, i sorrisi, ma nasconde un messaggio molto importante: il desiderio del ritorno a una società “gonfia” di valori positivi. Non mette allegria solo a guardarlo?
Indossato da Francesca Fortuna.
Crystal Bride, di Erica Petrozzi. Terzo classificato
Realizzato con tappi di siringhe, carta e plastica che contengono i deflussori per le flebo, tappi di flaconi per terapia endovenosa, e decorato con perle e cristalli riciclati, cucito con filo da pesca. Un abito brioso per una sposa sostenibile composto da gonna e corpetto. “L’abito richiama il dolore che abbiamo tutti imparato a conoscere durante l’epidemia Covid-19”, spiega Erica. Allo stesso tempo, il vestito riporta l’immagine di una sposa luminosa, che arriva orgogliosa all’altare coronando un sogno. Erica è un’infermiera e raccontando l’abito insieme a Silvia, la modella, ci ha trasmesso le emozioni di un’esperienza che le ha segnate.
Indossato da Silvia De Tommaso.
Raggio di Sole, di Silvia Rossi
Realizzato con mascherine chirurgiche, involucro in plastica di pacchetti di sigarette, scarti di plastica dorata. Silvia ha coinvolto amici, colleghi, parenti chiedendo di non buttare le mascherine, raccogliendone circa un centinaio. Igienizzate con acqua, cucite, intrecciate e rifinite compongono un abito, ispirato a Guerre Stellari, che scalda e protegge una donna guerriera pronta ad affrontare le sfide del quotidiano.
Indossato da Beatrice Fiorillo.
Una farfalla sui fiori, di Vita Masi
Realizzato con sacco a rete in nylon per la stagionatura dei salumi, stecche di plastica, linguette di lattine in alluminio, lacci di scarpe, carta da parati, scarti di tovaglioli, tubolare per fili elettrici. Un vestito romantico, con cui Vita racconta che può nascere un fiore in mezzo ai rifiuti, mai perdere la speranza.
Indossato da Arianna Cicolani.
REbirth, dell’associazione ASD DMB Danza Movimento Benessere
Realizzato con sacchi a rete per le patate, scarti di plastica trasparente, confezioni floreali, cartoncino dei coperchi di contenitori monouso in alluminio, bastoncini in plastica per sostenere palloncini, fili di ferro ricavato da stampelle. L’abito nasce da una riflessione sul difficile periodo che stiamo vivendo. E’ ispirato al film degli anni ’80 MAD MAX, in cui un guerriero solitario viene esiliato dalla sua città e tratto in salvo da una tribù di bambini selvaggi. Il guerriero è la donna che nel quotidiano “lotta con le armi della creatività e della passione contro la pandemia”. “Abbiamo scelto di usare un materiale povero – dicono le artiste – per dimostrare che una donna può essere chic anche vestita con un sacco di patate, essere semplice senza rinunciare a essere bella”.
L’abito ha ricevuto il premio Passione Sostenibile dal Circolo Legambiente Bassa Sabina.
Indossato da Lavinia Luglio.
Carpe Diem, di Simona Toma
Realizzato con carta da recupero, tovagliette in TNT, tappi in metallo di bottiglia raccolti da parenti ed amici, stracci di cotone ormai logori, mascherine chirurgiche usate, lacci spaiati di scarpe. “Un abito street style, un po’ rock, un po’ Madonna in ‘Cercasi Susan disperatamente’ rivista con gli occhi di oggi – racconta Simona – Il top corto è realizzato con vecchi stracci usati sanificati dalla ditta di pulizie condominiali da cui sono stati presi. Per il retro del top è stata scelta e applicata la tecnica del macramè. Carpe diem è il suono delle risate tra amici che si ritrovano a tavola insieme dopo tanto tempo, il tintinnio mentre stappi la bottiglia di birra ghiacciata nelle calde giornate d’estate, il sudore del lavoro che non si è mai fermato, si è perso, si cerca e ricerca… si sogna”.
Indossato da Serena Perpignani.
Linee d’ombra, di Nadia Assogna
Realizzato con una vecchia rete da giardino, ombreggiante bicolore, PVC di cartelloni pubblicitari, telo di un ombrello parapioggia, buste di crocchette per cani. Un abito colorato che rappresenta in pieno il recupero. “Tutti i materiali di scarto, se non completamente sfruttati, hanno sempre una seconda possibilità”, spiega Nadia. “Bisogna sempre essere pronti a guardare oltre soprattutto quando si tratta di preservare l’ambiente e costruire insieme un futuro splendente. Verso l’infinito e oltre!”.
Indossato da Marzia Assogna.
Intrecci in bianco e nero, di Donata Claps
Realizzato con spago in plastica, sacchi neri da immondizia, tovaglie in TNT, carta argentata, 2 CD, bottiglie di plastica. Ogni treccia è stata assemblata e cucita a mano dall’artista con l’aiuto di suo padre. Ispirato durante un pranzo in campagna, in occasione della raccolta del fieno, è impreziosito da una cintura con decori floreali. “La natura sa donarsi all’uomo senza riserve”, racconta Donata. “Godiamo tutti dei suoi benefici. Ma non tutti la rispettiamo. Da lì l’idea di recuperare lo spago per le balle di fieno e tutto ciò che poteva essere riusato dopo la raccolta per dare vita a una creazione con materiali che sarebbero stati scartati”. Dalla Basilicata fino a Frasso per ricordare il rispetto per la natura.
Indossato da Veronica Sinibaldi.
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Foto: Leonardo Priolo