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Shein: l’indagine di Channel 4 dentro le fabbriche cinesi

Channel 4 entra nelle fabbriche cinesi di Shein sotto copertura e racconta il lato sociale oscuro del fast fashion. Il video inchiesta, dal titolo Inside the Shein Machine: UNTOLD, porta alla luce le condizioni dei lavoratori che producono i capi del colosso di moda ultra-rapida:

  • lavorano 7 giorni su 7
  • fino a 18 ore al giorno
  • non hanno nessuna pausa, nella pausa pranzo le dipendenti sono costrette a lavarsi i capelli
  • hanno un solo giorno libero al mese
  • realizzano 500 capi di abbigliamento al giorno
  • sono pagati al massimo 4.000 yuan al mese (circa 550 euro)
  • per ogni errore commesso perdono 2/3 dello stipendio giornaliero
  • ricevono 4 centesimi di euro a capo

violando sia le leggi sul lavoro cinesi sia il Codice di condotta dei fornitori di Shein.

Iniziare alle 8 del mattino e finire alle 2 del mattino successivo, non avere riposo, non ricevere un salario adeguato: questo è quello che, da quanto emerge dall’indagine, i dipendenti sopportano per poter lavorare.

A City AM, un portavoce di Shein dichiara: “Siamo estremamente preoccupati per le affermazioni presentate da Channel 4, che violerebbero il codice di condotta concordato da ogni fornitore Shein. Qualsiasi non conformità a questo codice viene gestita rapidamente e porremo fine alle partnership che non soddisfano i nostri standard. Abbiamo richiesto informazioni specifiche a Channel 4 in modo da poter indagare”.

Non è, purtroppo, la prima volta

In novembre dello scorso anno, un altro report portava alla luce le condizioni di lavoro non conformi alle leggi locali in 17 fabbriche che riforniscono Shein. Nelle interviste condotte dai ricercatori di Public Eye, i dipendenti hanno riferito di effettuare tre turni al giorno, di avere spesso solo un giorno libero al mese, di non avere un contratto di lavoro e di essere incoraggiati a lavorare per molte ore motivati dalla modalità di “pagamento per capo”. Ricevendo una somma di denaro per ogni pezzo completato, in caso di problemi di qualità non hanno inoltre garanzia di essere retribuiti.

Donne nella fabbrica cinese Shein
Foto Public Eye

Dall’indagine di Public Eye:

Seguiamo ancora una volta il nostro ricercatore, a pochi chilometri a Ovest dove si trovano numerose altre fabbriche tessili. Queste fabbriche sono generalmente leggermente più grandi e hanno fino a 300 dipendenti. Di solito hanno sistemi di ventilazione ragionevolmente ben funzionanti e spazi di lavoro leggermente più grandi, e ci sono mense per i dipendenti e alloggi nelle vicinanze. I cinque dipendenti delle aziende più grandi con cui il ricercatore dialoga descrivono condizioni di lavoro simili a quelle già segnalate: 11 ore al giorno, nessun contratto di lavoro, nessun contributo previdenziale.

In una delle aziende incontriamo qualcosa che non abbiamo visto altrove: un reddito minimo garantito. Un cartellone di reclutamento all’ingresso della fabbrica indica le entrate minime per compiti specifici: tagliare i fili: 4.000 yuan; imballaggio: 5.000 yuan; stiratura: 7.000 yuan. La differenza di retribuzione per la stiratura si spiega con il fatto che i lavoratori stirano i panni a calore costante, a causa del vapore, e raramente possono sedersi“.

In agosto del 2021 abbiamo raccontato delle false dichiarazioni di Shein sulle fabbriche.

Intanto continua il lancio da parte di Shein di iniziative “sostenibili”

L’azienda, che rilascia tra 700 e 1.000 nuovi articoli quotidianamente, qualche giorno fa ha annunciato il lancio di una piattaforma per lo scambio e la rivendita di prodotti, disponibile al momento solo nel mercato statunitense. “In Shein crediamo che sia nostra responsabilità costruire un futuro della moda equo per tutti, accelerando al contempo le soluzioni per ridurre gli sprechi tessili”, ha dichiarato Adam Whinston, capo della divisione CSR dell’azienda (Forbes, ottobre 2022).

Shein resale platform

La reazione di un’agenzia di influencer

Intanto Georgia Portogallo, che recluta influencer nel Regno Unito per promuovere i marchi sui social media, ha detto ai suoi follower di aver deciso che lei e la sua agenzia non lavoreranno più con Shein: “Non avremo più collaborazioni con Shein, fino a quando le loro condizioni di lavoro non cambieranno”. Portogallo ha preso la sua decisione dopo essere venuta a conoscenza di come i lavoratori sono pagati nelle fabbriche cinesi che producono vestiti per Shein. L’influencer appare nel video inchiesta di Channel 4 per spiegare come i giovani siano attratti dalle promozioni di Shein sui social media con il richiamo di vestiti gratuiti. “Dopo aver visto questo documentario, ora so – mi è stato confermato al 100 per cento – che il loro personale è sottopagato, lavora per troppe ore, non ha giorni di ferie. Le condizioni di lavoro complessive sono orrende” (iNews, ottobre 2022). “Shein Hauls” sono visti milioni di volte su YouTube e TikTok. I giovani aprono i pacchi consegnati, provano i vestiti e commentano davanti alla telecamera.

L’interruzione dei rapporti con Shein da parte delle agenzie di influencer marketing è una buona strada per aumentare la pressione sul marchio di ultra-fast fashion, che si rivolge soprattutto ai più giovani.

Foto di copertina: Channel 4

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