
SHEIN: un nuovo studio rivela sostanze chimiche pericolose nei prodotti
SHEIN, marchio di ultra-fast fashion, ha un “modello di business basato su sostanze chimiche pericolose e distruzione ambientale” secondo una recente indagine di Greenpeace Germania. Il marketing di SHEIN bombarda i giovani, attraverso piattaforme come TikTok, con articoli dall’aspetto affascinante venduti a prezzi stracciati, promossi da micro e macro influencer che ottengono in cambio prodotti gratuiti e altri vantaggi. Poco però si sa delle migliaia di fornitori che tagliano e cuciono i capi nel Guangdong, in Cina, e ancor meno delle fabbriche che trattano e tingono i loro tessuti, maggior fonte dell’inquinamento causato da SHEIN. Per scoprire di più sui prodotti e in particolare sull’uso di sostanze chimiche pericolose nella catena di approvvigionamento, Greenpeace ha acquistato 42 articoli dai siti web SHEIN in Austria, Germania, Italia, Spagna e Svizzera e 5 articoli da un pop-up store a Monaco, in Germania, per farli analizzare chimicamente nel laboratorio indipendente BUI.
I risultati mostrano un atteggiamento negligente di SHEIN nei confronti dei rischi per l’ambiente e per la salute umana associati all’uso di sostanze chimiche pericolose.
Per i prodotti venduti in Europa sono fissati severi limiti di concentrazione ai sensi del regolamento sulle sostanze chimiche pericolose, noto come REACH, presenti come additivi o contaminanti nei tessuti per abbigliamento, accessori e scarpe. Il regolamento dell’UE attribuisce la responsabilità di fornire informazioni sui pericoli delle sostanze chimiche utilizzate ai produttori di tali sostanze e ai fabbricanti di prodotti che le contengono. Tutte le aziende (sia produttori sia brand) devono quindi essere pienamente consapevoli delle sostanze chimiche impiegate dai loro fornitori e assumersi la responsabilità di eliminare il loro utilizzo, la loro presenza nei prodotti, i loro impatti ed eventuali scarichi, compresi quelli in acqua.
Il regolamento REACH si basa sul principio secondo cui è responsabilità dei fabbricanti, degli importatori e degli utilizzatori a valle garantire di fabbricare, immettere sul mercato o utilizzare solo le sostanze che non incidono negativamente sulla salute umana o sull’ambiente.
È emerso che SHEIN sta infrangendo le normative ambientali dell’UE sui prodotti chimici duramente conquistate e mettendo a rischio la salute dei consumatori e dei lavoratori che realizzano i prodotti.
Dei 47 prodotti acquistati, 7 contenevano sostanze chimiche pericolose in eccesso rispetto ai limiti fissati dalle normative UE, quindi il 15% degli articoli analizzati.
In 5 calzature (FT-17, FT-27, FT-15, FT-35, FT-42) i livelli molto elevati di ftalati erano superiori a 100.000 mg/kg (100%) rispetto al requisito del regolamento REACH dell’UE di <1.000 mg/kg. Il livello più alto di ftalati è stato riscontrato in alcuni stivali da neve neri (FT-27) acquistati in Svizzera, pari a 685.000 mg/kg di DEHP, uno ftalato (680%).
In un tutù da bambina (FT-1) la formaldeide è stata trovata con un valore di 130 mg/kg nel tulle viola, che supera i requisiti REACH, e di 40 mg/kg in un cinturino verde e nel tulle viola, oltre il limite di 30 mg/kg della direttiva europea relativa ai giocattoli.
In un paio di stivali rossi a spillo (FT-22) acquistati in Spagna il rilascio di nichel riscontrato pari a 1,5 μg/m2/settimana è superiore ai requisiti REACH di <0,5 μg/m2/settimana. Anche in una giacca da moto scamosciata (FT-21) acquistata in Spagna è stato rilevato il rilascio di 0,7 μg/m2/settimana di nichel, superiore al limite REACH – tuttavia, c’è un margine di incertezza nel test.
Un totale di 15 prodotti contiene sostanze chimiche pericolose a livelli preoccupanti (32%).
6 prodotti infatti contengono DMF (N,N-dimetilformammide) e il piombo è stato trovato negli zoccoli arancioni in un polimero con un valore di 4.500 mg/kg.
Almeno una sostanza chimica pericolosa è stata quantificata in 45 dei 47 prodotti, sebbene la maggior parte si trovasse a livelli relativamente inferiori a quanto stabilito dai regolamenti.
La preoccupazione non è solo che i prodotti SHEIN con livelli illegali di sostanze chimiche pericolose vengano ampiamente venduti in Europa, contravvenendo alle normative dell’UE, con potenziali impatti sui consumatori. Suggerisce inoltre che SHEIN ha poca supervisione della gestione delle sostanze chimiche pericolose all’interno della sua catena di approvvigionamento. “Sono i lavoratori dei fornitori di SHEIN, le persone nelle comunità circostanti e l’ambiente in Cina a sopportare il peso maggiore della pericolosa dipendenza chimica di SHEIN”, spiega Viola Wohlgemuth, attivista della campagna Toxics and Circular economy di Greenpeace Germany. “Fondamentalmente, il modello di business lineare del fast fashion è totalmente incompatibile con un futuro rispettoso del clima, ma l’emergere dell’ultra-fast fashion sta ulteriormente accelerando la catastrofe climatica e ambientale e deve essere fermata attraverso una legislazione vincolante. Le alternative all’acquisto di nuovo devono diventare la nuova norma”.
Abbiamo parlato di Shein anche in questi articoli:
L’indagine Channel 4 dentro le fabbriche di Shein;
Le false dichiarazioni di Shein sulle fabbriche;
Patagonia vs Fast Fashion: leader a confronto.
Fonte: Greenpeace Germania