Why does the current corporate social responsibility not work in the garment industry? The latest ILRF report: an analysis of the status quo and the effective initiatives for the future
Italiano/English below “Future of Fashion: Worker-Led Strategies for Corporate Accountability in the Global Apparel Industry” è l’ultimo report pubblicato da International Labor Rights Forum sul fallimento dei programmi di responsabilità sociale del settore abbigliamento. ILRF analizza inoltre le proposte di nuovi modelli di CSR per un futuro diverso dell’industria della moda. Il report indaga la globalizzazione dell’industria dell’abbigliamento e il suo impatto sui lavoratori. È anche il risultato di una revisione di iniziative per affrontare la questione dei diritti dei lavoratori nella catena di fornitura dell’abbigliamento, in particolare in relazione alle prassi dei brand. L’analisi è svolta tramite interviste a più di venti attivisti per i diritti dei lavoratori, leader sindacali…
From the 28th of January, a week dedicated to supporting poorly-paid workers in Bangladesh
Italiano/English below La prossima settimana sarà dedicata alla solidarietà con i lavoratori dell’industria dell’abbigliamento bengalese dall’International Labor Rights Forum. L’iniziativa nasce per: esortare il governo locale a consentire che l’Accordo sulla sicurezza degli incendi e degli edifici in Bangladesh continui a essere in vigore pienamente e in modo indipendente in Bangladesh fino al 2021 o fino a quando l’ RCC (Remediation and Coordination Cell) del governo sia dimostrabilmente pronta. L’Accordo ha contribuito a migliorare radicalmente la sicurezza delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh da quando è stato istituito in seguito al crollo della fabbrica del Rana Plaza, che nel 2013 ha causato oltre un migliaio di vite; è fondamentale che continui il…
- Climate change, Companies / Aziende, Environment/Ambiente, Fashion/Moda, Minimalism, Modern slavery / Schiavitù moderna, Responsible life / Stile di vita resp.
Environmental and social injustice: who pays the cost of our opportunity to buy more clothes at low prices
Italiano/English below Un team di ricercatori dell’Università di Washington a St. Louis ha presentato uno studio sull’ingiustizia ambientale e sociale della fast fashion. Il modello di business della “moda veloce” è ormai ampiamente adottato a livello globale. “Veloce” perché rapidamente arrivano dal design alla vendita indumenti che rispondono alla costante richiesta di stili sempre più diversi in breve tempo. La catena di fornitura è internazionale, spostando altrove la produzione di fibre, la creazione di tessuti e l’assemblaggio di capi di abbigliamento in aree con manodopera a costo inferiore. La moda fast è prontamente disponibile e conveniente.
- Companies / Aziende, Fashion/Moda, Modern slavery / Schiavitù moderna, Responsible life / Stile di vita resp.
È il momento di alzare la voce e chiarire che i consumatori vogliono vestiti fatti in condizioni di sicurezza! In Bangladesh hanno bisogno di noi
(Italiano/English) Abbiamo partecipato alla petizione di International Labor Rights Forum, per agire concretamente in favore della sicurezza dei lavoratori in Bangladesh. Molti vestiti sono prodotti in questo paese dove le condizioni di chi lavora nell’industria dell’abbigliamento non sono sempre accettabili.
15 aspetti da guardare per scegliere un brand sostenibile e responsabile
(Italiano/English) Facile dire “cerco di comprare da un marchio sostenibile”… non così facile individuarlo! Cosa dovremmo guardare per capire se un brand sia sostenibile e responsabile? Abbiamo provato a identificare 15 aspetti per aiutarci a scegliere da chi acquistare riducendo l’impatto negativo sulle persone e sull’ambiente. Trovare un produttore al 100% sostenibile è un sogno, ma non perdetevi d’animo: l’importante è cercare di fare il possibile e soprattutto perseguire gli obiettivi che reputiamo più rilevanti. E se trovate un marchio vicino alla perfezione perché non contattarlo e suggerirgli ciò che secondo voi manca? Dress Ecode vi aiuta! Un brand è sostenibile e responsabile se…
Il lavoro invisibile nel settore della moda-lusso in Puglia raccontato dal New York Times
(Italiano/English) Il New York Times dedica un articolo all’economia italiana “nell’ombra” con riferimento a migliaia di lavoratori sottopagati che da casa creano articoli di lusso senza contratto né assicurazione. E’ nel barese che la testata statunitense raccoglie testimonianze (di circa 60 persone) come quella di una donna di mezza età che lavora pesantemente al tavolo della sua cucina, ricamando un sofisticato cappotto di lana: un capo che potrà essere venduto tra gli 800 e i 2.000 euro mentre la donna riceverà un euro per ogni metro di tessuto lavorato. Un metro di tessuto comporta un’ora di ricamo; per completare un cappotto servono circa 4-5 ore, un guadagno per la donna…
Lavoro minorile e schiavitù: i prodotti coinvolti
(Italiano/English) L’ILAB (Bureau of International Labor Affairs negli USA) mostra sul suo sito i prodotti collegati ai fenomeni di lavoro minorile e di schiavitù lavorativa* nei diversi paesi. Nell’elenco compaiono: – Tessuti decorati, in India e Nepal – Cotone, in Uzbekistan, Egitto, Zambia, India, Kazakhstan, Kyrgyz Republic, Mali, Argentina, Pakistan, Azerbaijan, Paraguay, Benin, Tajikistan, Brasile, Turchia, Burkina Faso – Tessuti in Bangladesh, Cambogia, Cina, Corea del Nord, Vietnam, Etiopia – Accessori di moda, nelle Filippine – Scarpe, in Bangladesh, Brasile, Cina, India, Vietnam, Indonesia – Abiti, in Cina, India, Thailandia, Malesia, Vietnam, Argentina – Seta, in India – Pelle, in Bangladesh, Pakistan Vietnam, India – Tappeti, in Guatemala, Afghanistan, India, Iran,…