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    Fast fashion and social sustainability during COVID-19: which brands are not paying workers?

    Italiano/English below Puoi ascoltare qui l’articolo: Fast fashion, sostenibilità sociale, COVID Seguiamo con attenzione la situazione nelle fabbriche di abbigliamento, perché la sostenibilità sociale è uno degli aspetti che più ci coinvolge. E ci fa arrabbiare. Quando arrivano racconti di misere retribuzioni, di condizioni di lavoro senza garanzia di sicurezza, di mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, di sfruttamento e schiavitù moderna. Racconti che coinvolgono fornitori di marchi fast fashion che, mentre leggiamo dei loro mancati pagamenti, propongono saldi, sconti e promozioni. Con la diffusione del COVID-19, seguiamo ancora più assiduamente la situazione lavorativa di chi prepara per noi, a km di distanza, ciò che arriva nel nostro armadio. In…

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    The garment brands involved in the greatest repression of workers in the sector in Bangladesh

    Italiano/English below Puoi ascoltare qui l’articolo: Audio-à-porter – I marchi Il tuo marchio di abbigliamento preferito è complice della repressione? In Bangladesh il nuovo salario minimo entrato in vigore lo scorso dicembre, è di 8.000 Taka (meno di 85 euro) al mese per i lavoratori dell’abbigliamento. Sebbene il salario minimo sia stato effettivamente raddoppiato, è ancora solo la metà di quanto chiesto dai sindacati – e tutt’altro che uno stipendio per vivere. Uno studio condotto da CPD (Center for Policy Dialogue) ha rilevato che il costo della vita complessivo per i lavoratori dell’abbigliamento è aumentato dell’86% tra il 2013 e il 2018. I costi alimentari sono in aumento del 57% e ogni volta…

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    What companies respond to a sector study in which it emerges that they do not provide evidence of living wages paid to those who work for them

    Italiano/English below L’edizione 2019 della studio internazionale Tailored Wages, realizzato da Clean Clothes Campaign, analizza 20 aziende nell’industria dell’abbigliamento. L’85% dei marchi risulta dichiarare di essersi impegnato in qualche modo a garantire che i salari fossero sufficienti a sostenere le necessità di base dei lavoratori, ma nessun marchio lo ha messo in pratica per nessun dipendente nei paesi in cui viene prodotta la maggior parte dell’abbigliamento. Nessuna azienda è stata in grado di fornire prove per mostrare che i loro fornitori attualmente stanno pagando salari dignitosi. Lo studio riguarda Adidas, Amazon, C & A, Decathlon, Fast Retailing, Fruit of the Loom, GAP, G-Star RAW, Gucci, H&M, Hugo Boss, Inditex, Levi Strauss & Co., Nike,…

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    The worrying situation of human and labour rights in Cambodia: 20 apparel and footwear companies write to the prime minister

    Italiano/English (see below) 20 aziende di abbigliamento e calzature che si approvvigionano in Cambogia, tra cui Adidas, Nike, Gap, Fruit of the Loom, Esprit, Levi Strauss & Co. e New Balance, hanno scritto una lettera (vedi foto più sotto) al primo ministro cambogiano Hun Sen all’inizio di maggio esprimendo preoccupazione per le violazioni dei diritti umani e dei lavoratori nel paese. “Siamo preoccupati che la situazione dei diritti umani e dei lavoratori in Cambogia rappresenti un rischio per le preferenze commerciali per la Cambogia”, hanno scritto i firmatari della lettera, facendo presente le misure adottate dall’Unione Europea per rivedere i benefici fiscali delle esportazioni cambogiane nel mercato europeo e le analoghe misure nel…