
Dai retroscena del lavoro nel fast fashion al desiderio di una moda più lenta ed etica: Manuela racconta The Casual Twinkle
Dalle aziende di moda tradizionale e di fast fashion alla propria piattaforma che propone capi più sostenibili, incontriamo Manuela Valta che ci racconta dei retroscena delle aziende di moda veloce, di come scegliere meglio i capi per i nostri bambini e bambine e ci parla della natura, di montagna, di viaggi lontani e dalla sua esperienza di mamma single. Entriamo nel mondo di The Casual Twinkle.
Ascolta qui la puntata live del podcast su Speaker , Apple Podcasts o su Spotify:
Ciao Manuela, sono anni che ci rincorriamo!
“Non so da quant’è che lo diciamo, sì, è un piacere collaborare insieme. Ci siamo davvero tanto cercate, ma soprattutto ci piace parlare di moda e di sostenibilità”.
Partiamo da una chiacchierata nel podcast! Mi incuriosisce come da ricercatrice di marketing tu sia poi arrivata a lanciare una piattaforma digitale per promuovere uno stile di vita sostenibile e dove si possono trovare capi, calzature, accessori che sono in linea con questo stile. Che cosa ti ha fatto avvicinare a una moda più responsabile venendo appunto dalla ricerca nel marketing?
“Veramente il percorso è durato molto negli anni, mi sono avvicinata alla moda sostenibile. Sia in quanto ricercatrice quindi con grande esperienza di entrare nel merito, ho fatto un dottorato (sai bene cos’è entrare nel merito e nella profondità del perché e del come, porsi determinate domande su produzione, materiali, design). Sia in quanto consumatore, perché alla fine tutti noi siamo consumatori. Nello specifico dal 2008 faccio ricerche di marketing e mi concentro sulla valorizzazione dei brand e sulla catena di valore, quindi tutto il tragitto di un prodotto, dalla creazione al suo smaltimento e al suo consumo nell’industria della moda. Nello stesso tempo mi sono specializzata nella percezione che abbiamo noi consumatori sui brand, più di tutto nell’ambito del lusso, ma anche nel fashion, anzi, la mia prima esperienza è stata nel fast fashion. Guardo molto la componente emotiva, ciò che porta alle persone”.
Fast Fashion… raccontaci qualcosa di più, Manuela.
“All’inizio i modelli vincenti erano quelli che portavano al gruppo Inditex, quindi a Zara. Il gruppo Inditex è nato proprio per la velocità con cui proponevano collezione dopo collezione. Avevano e hanno un’ottima logistica integrata, quindi vuol dire nel momento in cui le cose vengono realizzate, prodotte e spedite al cliente è un processo veramente rapido. Tendenzialmente avviene tutto nella loro sede alla Coruña, in Spagna, però la produzione avviene in tanti posti, in Cina, in India e in Marocco e poi portano tutte le cose nella loro sede. Cosa succede? Quando per la mia tesi di specialistica, quindi tantissimi anni fa, 2008-2009, ho studiato queste cose, sono andata proprio nella loro sede della Coruña a intervistare una manager. Lei stessa mi ha raccontato come questi capi, provenienti da paesi diversi, erano anche di qualità e di lavorazioni diverse. I migliori di tutti sono in Spagna, Portogallo e Marocco, perché la chiave di tutto era che in questi paesi la produzione era molto più controllata e sono molto più vicine a loro, sono paesi europei. La qualità dei tessuti era molto più alta. Da una parte ho detto ‘Wow, che bello, una super logistica, un ottimo sistema?, dall’altra mi lasciava qualche perplessità. Ho iniziato a pensare:
‘Ma scusami, quindi loro stessi dicono che ci sono dei prodotti A e dei prodotti B, una produzione A una produzione B. Quindi, qualità, provenienza, affidabilità della produzione dove sono se produciamo in Cina, in Turchia, in India?’
Tanto meno in quegli anni si parlava di ambiente, di persone, di etica. Era proprio tutto concentrato sulla produzione, produrre il più possibile.
Questa è stata la mia origine, più andavo a indagare e più mi facevo ulteriori domande. Questo ha toccato la mia mente di consumatrice. Ogni volta che facevo un acquisto ho iniziato a vedere l’etichetta, se andavo da Zara perché comunque visitavo molto spesso i loro negozi in tutto il mondo e in quel periodo in Spagna, giravo, controllavo provenienza, composizione. Tante volte non mi guardavano bene, come non mi guardano tutt’ora!”
Ne so qualcosa di questa stranezza, guarda! Diventa poi un gesto automatico, ma necessario. Come quando si leggono gli ingredienti nei prodotti alimentari. Ma cosa è cambiato allora, Manuela nel tuo modo di acquistare abbigliamento una volta che sei venuta a conoscenza di tutte queste cose che ci stai raccontando? E chissà quante altre ne hai viste e sei venuto a sapere.
“Sicuramente se acquisto dalle grandi catene del fashion, cerco di escludere il Made in China e in India, proprio perché non non ho quella sensazione di conoscenza che magari puoi avere su altri tipi di produzioni che sono più simili alla nostra. In Italia sai magari in certi posti dove viene prodotto meglio, c’è più comunicazione, più integrata. Prediligo sempre più spesso la qualità. Quando vedo prezzi troppo bassi, scarto perché purtroppo so cosa c’è dietro. Nello stesso tempo, preferisco tessuti morbidi, naturali. Ho eliminato poliesteri, sia per me sia per la produzione per The Casual Twinkle. Cerco di acquistare il Made in Italy anche online. Ci sono siti online dove ti spiegano che è Made in Italy, cerco di prendere quello. Ovvio che poi sappiamo che Made in Italy è l’ultima fase del processo o il processo intero. Quindi cerco di seguire i brand attendibili, che dialogano con noi consumatori in merito alla qualità, alla produzione a 360°”.
L’attenzione alla qualità, i tessuti, la provenienza: Manuela, e lo stile?
“Si intreccia sempre con l’attenzione che pongo al vestire col mio stile, che è molto semplice ed elegante, molto curato. Non mi piace avere dei tagli che non danno nessun perché al corpo, come non mi piace mettere un tessuto rigido. Adoro sentirmi bene con me stessa, in armonia con il mio corpo, ma allo stesso tempo penso che il corpo di una donna meriti anche sensualità, morbidezza. Ognuno di noi ha un corpo diverso che va esaltato. Purtroppo tante volte capi a costo basso o tessuti duri non sono fatti per risaltare le forme del corpo. Secondo me la moda responsabile è anche una moda che ricerca dei capi che non coinvolgano solo per la bellezza estetica, ma anche per un certo tipo di stile e di taglio. Un’altra cosa, diciamo che ci sono delle dinamiche che mi rendono sempre più sensibile all’utilizzo di pratiche ambientali, sociali ed etiche positive. Una volta non veniva considerato. Adesso mi rendo conto che sto meglio se indosso qualcosa che sinceramente è fatto bene, non solo bene per me, ma è fatto bene anche per chi lavora. Non mi sento bene se so che un capo è stato fatto facendo del male a un lavoratore, come purtroppo sappiamo bene noi esperti di moda e anche un po’ tutti ormai”.
Hai raccontato di diversi aspetti che ti hanno fatto pensare, riflettere. Manuela, nella tua esperienza nella moda tradizionale, qual è l’aspetto che più ti ha colpito e che ti ha fatto poi dire basta con questo tipo di moda?
“Guarda, allora Arianna, sicuramente da quando ho iniziato a vestire mia figlia è stata un po’ una chiave che mi ha sollevato, perché sai fino a che pensi a te stessa, hai meccanismi che ormai hai messo in atto, quando devi vestire qualcun altro, come una mamma i propri figli… Ho iniziato a cercare di utilizzare la stessa concezione che uso per me ma, ahimè, quello che ho trovato sono stati capi di bassissima qualità, pratiche dietro che tu puoi sapere perché realmente il costo è proprio basso. Sai, mentre per noi abbiamo tutti gli armadi pieni, quindi possiamo creare, comporre, fare, per i bambini necessariamente ho dovuto comprare nuovo. Devo dire che affacciandomi al mondo dei bambini, sinceramente ho visto che loro sono un po’ il primo frutto di una moda poco consapevole, nel senso che a parte il prezzo c’è proprio un concetto culturale: i bambini crescono, quindi non bisogna vestirli con capi che costano.
No! Dico sicuramente no, perché non è che perché crescono, si meritano di essere vestiti che non hanno dei tagli, con dei poliesteri…Tante volte magari ti capita di ricevere un vestitino che è apparentemente bellissimo, ma poi lo metti e dici ‘Ma no, ma mia figlia non può stare con questo’. Recentemente ho visto un vestitino in un mercatino in poliestere con dei limoni, ha caldo no? C’è tutta una cultura dietro a cui sicuramente tengo tantissimo. C’è il concetto ‘non spendo per mio figlio e poi compro tantissime cose, 3X2 oppure i saldi’. Queste cose che già costano 5 €, le prendo a 3 €. Alla fine è una spesa notevole perché ci si riempie l’armadio di cose a basso costo e senza grande perché. Perché a mia figlia? Quando uno deve gestire i figli, cerca di fare il meglio. Se per te cerchi di fare bene, per i figli che sono il il tuo prolungamento cerchi di fare ancora meglio. Non mi andava assolutamente di vestirli con una moda tradizionale che faccia male sia loro sia anche a chi produce, all’ambiente, perché questi vestiti per bambini distruggono l’ecosistema”.
Quindi è per questo che hai deciso di creare The Casual Twinkle? E cosa hai scelto di proporre sulla piattaforma?
“Sì, sì, assolutamente. Tengo tantissimo, come dicevo poco fa, all’educazione dei miei figli, nel senso proprio di una cultura rispettosa e positiva verso ciò che fa parte di loro, quindi di ciò che come noi mamme, noi donne mettiamo sulla nostra pelle, così anche su di loro, anche di quello che è intorno a loro. Purtroppo e per fortuna i vestiti sono la prima essenza, non è solo apparenza. Noi italiani viviamo in un paese stupendo, fatto sia di meraviglie naturali sia di una cultura della moda incredibile. È in qualche modo un peccato vestirli di grandi marchi che non ci appartengono, poco attenti all’ambiente e privi di stile.
Sicuramente la mia più grande volontà che ha fatto scattare questo è proprio che i bambini, i miei figli ma anche le future generazioni, possano crescere con dei valori, che siano sensibili al mondo e alle persone. I capi di abbigliamento, sembra banale o magari uno non ci pensa, però fanno anche questo. Lo vedo a distanza di anni, già da mia figlia più grande, è comunque abituata a questa cultura, inizia a capire, io le spiego. Soprattutto vestendo cose belle, mi chiede di indossarle di nuovo. Fino a 4 o 5 anni magari non capiscono, poi a 6-7 anni, iniziano a farsi anche loro una cultura, un’abitudine di come li abbiamo cresciuti. Quindi, nella mia boutique online ho scelto di dare proprio spazio principale alla moda bambino, di creare dei Total look composti non solo da capi ma anche da calzature e accessori che sono casual ed eleganti.
Perché casual eleganti? A parte che è un po’ il mio stile, però poi ho cercato di pensare ai bambini, comunque devono essere vestiti comodi, devono potersi muovere, perché sono continuamente in movimento. Lo stile per me è qualcosa che fa parte di un’essenza del vestire. Ecco, ho desiderato tantissimo che ci fosse un’armonia con la natura. L’armonia di The Casual Twinkle abbraccia solidi principi che sono a livello ambientale, sociale ed etico. Proprio da esperta di marketing, volevo che l’intero processo, dal design all’utilizzo del capo, fosse tracciabile e controllato.
Cosa vuol dire? Che la catena di produzione, questa che ho raccontato prima di Zara, che andava in India, poi tornava alla Coruña in Spagna, poi veniva da noi in Italia o ritornava in India o in Turchia, ho desiderato che questo che fosse il più breve possibile. Ci sono io che offro i prodotti, c’è il consumatore che li utilizza e dietro di me c’è soltanto il brand che pone il marchio e che li produce. C’è un unico caso, quello di un brand danese che produce in Bolivia, ma una delle due fondatrici è boliviana, è come il prolungamento di questo brand. Inoltre è fondamentale per me che ci sia una ricerca dietro a ogni cosa: dietro a ogni brand che propongo c’è una grandissima selezione di capi esclusivi unici, realizzati con prodotti naturali e per esempio per donna sono tutti realizzati in Italia e in upcycling, quindi evitando ulteriori sprechi. Questo è il filone che viene sempre ritrovato in The Casual Twinkle: utilizzo di materiali naturali, sostegno alle persone, sostegno all’ambiente, non sprechi, proprio partendo dal design”.
Per i bambini cosa troviamo sulla piattaforma?
“Per i bambini, abbiamo delle polo, camicie, felpe che sono ricamate a mano a Treviso, quindi qui vicino. Ho visto come fanno questi ricami a mano e ti innamori subito perché ci mettono una passione, una cura, una precisione e non hanno nessun tipo di strumento se non la mano che ricama ed è un qualcosa di incredibile. Poi ci sono anche gli abiti, i pantaloni, i pagliaccetti. Tutti questi hanno cashmere, lino o cotone e tutto di altissima qualità, rientriamo in schemi di tutela dei prodotti, sono tutti certificati. Non ho le certificazioni ma i miei fornitori le hanno proprio per dare una continuità e tutelare sia il consumatore sia chi lavora, che sta facendo realmente un lavoro utile anche l’ambiente”.
E per i più piccoli?
“Ci sono dei body, delle salopette, dei pagliaccetti, ricamati a mano in velluto, sono veramente stupendi. A completare il look ci sono le scarpe: stivaletti, sneakers, sandali, tutto quello che ti viene in mente di scarpe per bambino. Questi sono prodotti artigianalmente in Portogallo da un brand danese che è pioniere della sostenibilità. Dal 2005 pensa che cercano le migliori soluzioni per i piedi bambini, perché uno pensa che il piede del bambino, anzi magari uno non ci pensa, è veramente tanto delicato e ha bisogno del giusto supporto in ogni fase di crescita. Queste scarpe sono realizzate tutte in pelle. Qualcuno ha anche conciata al vegetale, senza agenti chimici e tutte con sostanze e componenti chimiche non tossiche. Poi per la stagione invernale abbiamo questa collezione di cui parlavo prima di provenienza dalla Bolivia, che sono delle maglie dei capi in alpaca. La particolarità è che sono innanzitutto realizzati a mano in Bolivia, ma soprattutto sono 100% in alpaca. Infatti non so se qualcuno guarda mai, io, tu sì perché me l’hai detto, le etichette: raramente troviamo 100% lana, figurarsi alpaca. Perché l’alpaca? È estremamente morbida e ha delle proprietà che sono termoregolanti ed è una specie di fibra. Questi piccoli peletti di alpaca vengono tutti composti insieme e creano veramente una qualità, una morbidezza che è simile al cashmere. Questo brand, per esempio supporta lo sviluppo sostenibile degli allevatori e delle loro famiglie, anche l’istruzione dei loro figli”.
Oltre all’abbigliamento per bambini, dicevi che ci sono anche capi da donna, anche per le mamme.
“Lingerie, active wear, costumi da bagno, tshirt. Hai presente quella t-shirt che tutti noi, o almeno io, ho sempre voluto morbida, che caschi bene, che risalti le forme del corpo, che non caschi tipo lunga come una t-shirt, nel senso la usiamo con la gonna, la usiamo sotto la giacca, la possiamo usare coi jeans, con gli stivali e risalta il corpo. Tutti gli altri pezzi risaltano la sensualità, le forme del corpo. The Casual Twinkle propone artigianalità, stile, dettagli, comodità. Proprio per il mio desiderio di avere delle collezioni che siano versatili, si possono utilizzare in più occasioni, componendo anche con pochi pezzi che durano nel tempo, per esempio le maglie di alpaca sono indistruttibili, sono incredibili, ma così come sono le polo, puoi fare quanti lavarci vuoi che il cotone rimane integro. Facciamo del bene ai nostri bambini e a noi e a chi li produce”.
Perché questo nome? Manuela, toglimi la curiosità.
“È un nome pieno di metafore ed è un’essenza molto dolce. Casual è lo stile di vita, casual ma elegante. È anche un modo di porsi alla vita: quando capitano avvenimenti casuali un po’ nella nostra vita, dove magari siamo felici, magari siamo appesantiti, però in questo modo casual troviamo una specie di spensieratezza, una gioia di vivere. Twinkle invece vuol dire sberluccichio ed è la scintilla di questi momenti, è un bagliore che ci illumina, lo sberluccichio delle Stelle e il luccichio dei raggi del sole. Avete presente quando il sole riflette i raggi, oppure quando la luna riflette il suo essere sul mare? Sono di Trieste, quindi sberluccichio sul mare dei raggi del Sole e della luna. Mi ha appassionato. Inoltre Twinkle ricorda anche la ninna nanna per bambini Twinkle, twinkle little star, che ogni mamma conosce, è una dolcezza per i bambini. È uno stile sensibile alla nostra vita, dove siamo noi a dare senso alle nostre scelte con la nostra volontà, siamo noi a cogliere quella scintilla che è dentro di noi e questo proprio nel mondo della moda è importantissimo. Come la moda in qualche modo è caduta, ci ha spinto a comprare e comprare sempre di più, noi possiamo dire basta in un modo di vestirsi casual elegante, decidiamo di brillare e di riemergere anche nel mondo della moda. Vuole essere un richiamo alla natura pieno di fascino, ma anche un’eleganza e comodità, appunto uno stile raffinato, curato. Non è solo un brand, è anche qualcosa di più, è un avvicinarsi a una cultura umana. Lo sai, ho anche un blog dove racconto di esperienze di vita vissuta da mamma, dei pensieri, dei viaggi, in un’ottica consapevole. Propongo sia le mie collezioni, sia altri brand che conosciuto. È proprio un essere casuale e felici”.
Quali aspetti della sostenibilità caratterizzano i capi che proponi, Manuela?
“In merito ai capi e alle calzature, come ti raccontavo prima, sono tutti sostenibili, è un po’ la grande particolarità della piattaforma, a livello sociale, ambientale, etico. In un unico posto ci sono pochi, selezionatissimi brand. Per donna è tutto in upcycling, tessuti rigenerati di altissima qualità. I prodotti sono a chilometro zero, non vengono impiegate nuove risorse per produrre i tessuti, perché ci si avvale di quello che esiste già, proprio seguendo il concetto di upcycling e riduciamo gli scarti dell’industria della moda. La nostra boutique abbraccia il design circolare, cioè sia nella fase creativa sia nella progettazione, vengono tenuti in considerazione le risorse e tutti i materiali utilizzati e chi realizza questi prodotti. In un’ottica in armonia con la natura. Per esempio nella produzione dei capi in alpaca, vengono utilizzate le coccinelle come pesticida naturale, mi sono innamorata di questo concetto. Diamo ampissimo spazio a tecniche artigianali come il ricamo, oppure tutti i brand realizzano i propri prodotti a mano. Questo per me è sorprendente, anche perché il design è innovativo, mentre le tecniche vengono da varie tradizioni tessili a poco a poco migliorate negli anni”.
C’è un articolo per bambini che consigli di più? E se sì, perché?
“Questa è una bella domanda! Come si sarà capito, adoro i capi in alpaca. Le maglie sono calde, sono termoregolanti, sono morbide. Con una maglia di alpaca ti fai tranquillamente la stagione intera, ma non solo invernale, anche i primi tempi freddi d’autunno o primavera, la primavera matta di quest’anno. Anche per i bambini piccoli. Non pensavo, ma ho i tester che sono i miei figli, l’ho provata anche sul piccolo e usata tantissimo, stringono e i bambini hanno bisogno di sentirsi coccolati. Hanno bisogno di colore, di essere avvolti. Consiglio anche le polo, gli abiti ricamati, i pagliaccetti. Scusami, è difficile veramente come domanda! Tengo tantissimo al Made in Italy, perché sono artigianali, perché ho visto questa azienda, vado spesso a trovarli. Sono veramente incredibili, hanno una cura, una passione nello scegliere i tessuti. Insieme, creiamo delle collezioni veramente stupende. E poi le scarpe: stivaletti per bambino/bambina hanno pelle morbida, sono termoregolanti, veramente tutti fatti per sostenere il piede”.
Hai menzionato prima il tuo blog, che seguo da un po’ di tempo con delle belle immagini che parlano di luoghi, di esperienze nella natura. Pensi che anche questo legame con il mondo naturale abbia influito sulla tua scelta di uscire dalla moda tradizionale, e di preferire di creare qualcosa che avesse a che fare con brand più legati alla sostenibilità?
“Con questa domanda fai bingo! Sono nata a Trieste, una città affacciata sul mare, che è però un altipiano verdeggiante, cioè c’è una collina immensa composta da verde, boschi. Quindi da una parte ho sempre visto il tramonto sul mare, dall’altra invece in 5 minuti sono in mezzo a boschi profumati. Sono molto sportiva, da sempre pratico attività all’aperto, in riva al mare, nuoto, oppure tra i boschi a correre, porto il cane, i bambini. I miei genitori hanno educato me e mio fratello alla montagna, nel senso siamo andati tantissimo in tutte le stagioni in montagna. Pensa che varie volte ho vissuto in città anche molto carine a Long Beach, in California, vicino a Los Angeles, a Madrid, a Vienna, Oxford, tra studio e lavoro, ho girato un po’. Ogni volta il richiamo del mio mondo naturale mi ha sempre riportata a casa. Questo per me è stato determinante nel creare il mio cammino, ed è una sensibilità che ho maturato e continuo a maturare, a vivere. C’è stato un po’ la scintilla, a proposito di Twinkle, che ha fatto costruire i pezzi di The Casual Twinkle”.
Ci racconti di qualche posto speciale che hai visto che ti ha fatto riflettere o ispirato sull’impatto che abbiamo sulla natura?
“Sì certo, Arianna. Trieste è sicuramente una fonte di ispirazione costante, il cielo assume dei colori incredibili. Penso proprio per l’aria leggera, in qualche modo che c’è appunto tra il mare, i monti, i boschi. Sicuramente la montagna, un luogo che mi dona pace, serenità, sulle Dolomiti, di solito vado lì. Mi sembra che ogni cosa sia in armonia con se stessa e con le cose intorno. Proprio l’altro weekend eravamo in montagna, ho visto un tramonto sui monti dal balconcino di questo appartamento dove stavamo, pieno di gerani e di fiori. E aveva da poco piovuto, stava spuntando l’ultimo sole che colorava di verde acceso i prati di fronte. C’era anche un ruscello vicino, si sente il rumore dell’acqua che scorre. Scenari come questi che ti prendono al 100% mente corpo e mi fanno pensare che ci sia un senso di completezza, molto spesso che si può raggiungere anche con poche cose, quasi come se non si necessitasse nient’altro. Soprattutto d’estate, c’è quando cammino in vetta una maestosità della natura che mi affascina e che mi sembra un regalo che la natura fa a noi. Al tempo stesso, però, sappiamo che la natura è molto fragile. Basta vedere come stanno cambiando il meteo, la morfologia del territorio. Ero in montagna, eravamo vicino alla Marmolada, a occhio nudo vedi, io mi ricordo com’era una volta. Vedi i progressi all’indietro che sta facendo, quanto si sta sciogliendo, è anche crollato quel pezzo. Ho provato un po’ anche a spiegare a mia figlia, a ricordare questa cosa. Penso che la natura sia una grande ispirazione, ma anche mi fa riflettere sul fatto che dobbiamo sicuramente proteggerla“.
Da mamma single con spirito di avventura, come hai vissuto queste esperienze con tua figlia? Dove siete andate? Difficoltà e bellezza del viaggiare con lei?
“Sì, Arianna, sai una volta una mia amica mi ha chiesto qual è la cosa più difficile nell’essere una mamma single e quasi senza pensarci le ho detto ‘condividere le esperienze che ho vissuto insieme a mia figlia con qualcun altro’, ma in questo caso, ovviamente, col papà. Ecco, per me questa è stata sempre una difficoltà, perché sono comunque molto espansiva in certe cose, nelle avventure, negli avvenimenti belli. Mi piace raccontare, confrontarmi. Siamo stati in montagna e ho camminato tra le vette con tutti i meteo, sempre facendo attenzione alle condizioni. Sono diventata bravissima e conosco tutte le condizioni meteo sempre. Conosco quanto tempo ci sto, calcolo i tempi, i ritmi, l’abbigliamento sempre in più per cambiare nel caso ci si bagni. Sono le piccole avventure di quando sei da solo, perché devi essere preparato ad ogni evenienza. Poi anche con lei in spalla nello zaino, quando ha iniziato a camminare. Non mi sono mai arresa. Anche ciò che piaceva a me, magari un po’ insegnavo a lei, un po’ comunque effettivamente facevo contenta anche me stessa”.
Dove siete andate?
“Siamo andate nei Paesi Baschi, sono andate a trovare un’amica, poi siamo state qualche giorno da sole. L’ho portata in Lapponia, nell’Artico. Ecco è stato il viaggio forse che mi ha fatto capire quanto alla fine posso contare anche su me stessa, sulle mie forze. Sono viaggi magari impegnativi dove dormi poco, devi organizzare. Però tutto questo mi ha aperto un cuore, la mente. Viaggi con una piccola creatura che devi crescere e difendere, proteggere, insegnare. Sei solo con un bambino, non ti stai confrontando con un adulto, devi trovare anche il modo per te che sia uno svago, che non sia una fatica. Devo dirti la verità, alla fine tutti questi sforzi, soprattutto lo sforzo fisico in certi momenti, è sempre stato ripagato da complicità, estrema serenità. Ci siamo raccontate tutti i tipi di storie possibili immaginabili. Abbiamo riso come matte, certi momenti arrabbiate non ci parlavamo più. Adesso c’è anche il fratellino di 2 anni, siamo una specie di armonia totale e senza confini, è molto piacevole. Da mamma, speri sempre di crescere dei bambini sereni, sensibili, nel mio caso anche con una cultura positiva perché mi rendo conto che un po’ uno switch mentale. Ce l’ho e mi piacerebbe insegnarlo. Spero che con queste avventure, un po’ matte, mi rendo conto, un po’ fuori dagli schemi, i figli possano sia avere un modo rispettoso verso se stessi, nel raggiungere i propri obiettivi, le proprie mete, sia vivere in armonia anche con il mondo che li circonda”.
Che belli questi viaggi, Manuela, soprattutto quello in Lapponia. Avevo visto le foto chissà come deve essere stato emozionante anche con la tua bimba fare questo viaggio! C’è qualcosa che vuoi dire, qualche consiglio che vuoi dare alle mamme per scegliere i capi dei loro bimbi e delle loro bimbe?
“Sì, ti ringrazio per questa domanda. Consiglio di prendere pochi capi, magari leggermente in crescita e che siano versatili. Questo cosa vuol dire? Di pensare alla stagione, non all’evento, di pensare alla maglia per l’inverno, alla scarpa calda o quella per la pioggia. Di non pensare a quella festa, quel matrimonio, perché quelli sono dei casi unici. Dobbiamo comunque prendere dei capi per bambini che siano duraturi. Quindi, spendere secondo me un pochino di più per le cose che abbiano bei tagli, un bello stile, che non solo sembrano belli ma che lo siano realmente. Se c’è in mezzo il discorso sostenibile, non possono costare poco, perché purtroppo se costano poco in automatico vuol dire che non sono sostenibili. Spendete di più per un capo singolo piuttosto che comprare tanti capi che sembrano belli ma cascano senza forma e valgono poco. Magari di diffidare un po’ dalle grandi catene, nel senso che tante città sono bombardate dalle grandi catene. Di cercare il brand particolare e purtroppo questi si trovano online, non perché io sono online, ma c”è molta più scelta molto spesso. E di fidarsi del brand, nel senso di vedere la pagina prodotto, cosa racconta. Perché molto spesso tanti si dicono sostenibili, ma non lo sono”.
Secondo te cosa bisogna guardare nella pagina per capire se sono più sostenibili?
“Guardi un po’ la descrizione del brand e un po’ anche la storia, se c’è la pagina sostenibilità, che non siano cose dette per dire, ma che siano veramente sentite, che ci siano foto di produzione. Oppure anche che nella pagina prodotto sia ben descritta, una bella guida taglie, una bella presentazione del prodotto, ma proprio bella, che ti narri la storia di quel prodotto. Molto spesso c’è scritto fatto ‘in EU’, Unione Europea. Dove? Come? Un po’ noi consumatore dobbiamo sempre porci delle domande, anche se non siamo tecnici, ma una storia ogni capo c’è l’ha, ogni brand ce l’ha. Inoltre, penso che vestire i bambini con qualche taglia in più non fa male. Effettivamente loro crescono e i prodotti costano soprattutto se come dicevamo sono fatti bene. Senza problemi, a un bambino, una bambina che veste 116 si può prendere 128. Diciamo che dall’anno mezzo in su comunque i bambini hanno una crescita costante. Qualche centimetro in più, a meno che non deve essere una maglia stretta sul collo, un girocollo se lo prendi un po’ più largo non è che ti è largo, se i capi sono fatti bene. Non pensate che prendendo capi che costano di più alla fine andate a spendere veramente di più, perché avete delle cose essenziali. Non riempirsi gli armadi: come non dobbiamo riempirci i nostri, così non dobbiamo riempire gli armadi nei nostri bambini. E fare molta attenzione alle scarpe. Sono fondamentali. Misurate sempre il piedino e calcolate 1 cm in più. Soprattutto, una volta mi ricordo una fisiatra mi ha detto ‘Sai, i primi anni i bambini hanno un piede veramente delicato e hanno bisogno di un supporto’. Qua è stata appunto una di quelle ‘casual twinkle’, come li chiamo io. Effettivamente mi hanno fatto comporre il pezzo, sono veramente dei consigli che do sulle scarpe. Sono essenziali per i bambini.
Fate gli acquisti con amore. Non solo verso se stessi, che il bambino sia bello, ma anche per i capi che si comprano, che facciano del bene perché il pianeta è così bello, ma è anche così fragile“.
Grazie Manuela per aver raccontato dei capi, soprattutto per bambini, per aver dato i consigli e anche per averci fatto immaginare le tue avventure con la tua bimba e adesso anche con il tuo bimbo! La prossima volta speriamo di incontrarci in mezzo alla natura per un altro episodio. Chissà, magari qualcos’altro insieme. Grazie per averci raccontato della tua esperienza e del tuo progetto.
“Grazie Arianna, grazie a te è stato un piacere fare questa chiacchierata, è sicuramente un’ottima idea di creare un episodio in mezzo alla natura. E speriamo di incontrarci presto perché ci parliamo tanto in vari modi, ma non siamo mai riuscite a vederci di persona. Complimenti ancora per l’ottimo lavoro che svolgi e la passione che ci metti. A presto!”
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