
Anne-Laure: Come essere mamme (im)perfettamente green e con un dress ECOde

Ciao Anne, non vedevo l’ora di farti questa intervista per raccontare come una mamma (im)perfettamente green e con un Dress ECOde stia vivendo questo momento della vita! Grazie perché alla fine hai accettato, so che è un momento delicato questo, pieno di novità, di tante cose da fare, di poco tempo a disposizione.
“Ciao Arianna, grazie per l’opportunità di raccontare quello che sto vivendo in questa bella avventura sia della gravidanza, sia del post parto”.
Anne, ci racconti in cosa hai cercato di stare attenta relativamente all’impatto ambientale mentre ti preparavi a diventare mamma?
“Durante la gravidanza, ho cercato di fare la cosa per cui mi ero in qualche modo allenata nei 2 anni precedenti: limitare gli acquisti. Non ho comprato nulla per la bimba, se non i 5 cambi richiesti dall’ospedale, che ho preso di seconda mano.
Per quanto riguarda me invece, ho continuato a seguire una dieta vegetariana. L’unico derivato animale che mangiavo un paio di volte al mese, se capitava, era il formaggio. Ho anche avuto la grande fortuna e privilegio di poter lavorare da casa, quindi ho limitato drasticamente l’uso della macchina per gli spostamenti.
Infine per quanto riguarda l’abbigliamento premaman, ho comprato soltanto 4 articoli nuovi (1 jeans, 2 leggins e una maglia). Li ho dovuti prendere nuovi per un motivo molto semplice, purtroppo non li ho potuti prendere di seconda mano per un motivo molto semplice: quando sei incinta, non sai che taglia hai. E se non provi, rischi di comprare cose che non ti stanno bene… Ho scelto cose che riesco a mettere ancora oggi, dopo la gravidanza!
Il resto, l’ho preso dal mio armadio. Credo che la maggior parte di noi ha nel proprio armadio capi d’abbigliamento troppo grandi… Ecco io li ho riesumati con piacere! Camice, magliette, pantaloni di cotone… Forse anche la fortuna della stagione estiva ha aiutato”.
Mi piace la scelta di utilizzare capi che una ha già nel proprio armadio, cose che hai trovato che ti stavano grandi. Hai fatto benissimo. Il primo consiglio che diamo sempre è quello di non acquistare cose nuove, ma di usare quello che abbiamo ancora dentro il guardaroba e che non indossiamo. Mi sembra un’ottima idea, oltre all’impegno che in diversi aspetti hai cercato di portare avanti. Ti chiedo riguardo i primi vestitini: dove hai deciso di prenderli, qual è stata la tua scelta per le prime cose da mettere alla piccola Sasha?
“Come dicevo, i primi vestitini sono stati quelli richiesti dall’ospedale (chiedevano 5 body e 5 pigiamini) e li ho presi tutti su Vinted, rigorosamente di colori neutri, e con l’opzione “nuovo con etichetta”. Ho preso anche delle mussole, sempre su Vinted. Quelle sono i miei pezzi preferiti, perché li usiamo sempre ancora oggi e Sasha non si muove senza una mussola tra le mani!
Ho ricevuto anche tantissime cose regalate di seconda mano, da amiche e da mia sorella: lenzuola, coperte, tutine… e anche peluche… Tonnellate di peluche!”
I peluche sono un classico dei regali per i bambini. Chissà quanti ne saranno arrivati e quanti ne arriveranno ancora! Volevo chiederti se hai negozi invece da consigliare per gli acquisti?
“Purtroppo non ho negozi da consigliare. O meglio, conosciamo tutti le poche catene di distribuzione specializzate negli articoli per future mamme, neo mamme, neonati e bimbi… Ma ahimè sono un po’ come le catene di fast fashion che conosciamo. Tutto o quasi è made in China. Ho provato a cercare negozi, anche online, negozi di articoli etici, ma veramente sono pochissimi e soprattutto, permettimi di dirlo qui, costano veramente un’esagerazione.
Penso all’abbigliamento premaman o da allattamento. Trovi poco e quello che trovi di buona qualità lo paghi molto caro. Penso alle famose camicie da notte per l’ospedale… Ne ho viste anche a 75-80 euro… Ora, capisci che non posso pagare 80 euro per una camicia da notte che probabilmente metterò un paio di volte e non indosserò mai più nella vita, se non per un eventuale secondo figlio ovviamente! Così non funziona: un capo non può costare così tanto. Stesso ragionamento per i vestiti dei piccolini. Un vestitino 0-1 mese dura veramente 1 mese. E se ti va bene lo metti una decina di volte al massimo… E infatti secondo me questo è un grande problema. Non c’è via di mezzo. O meglio, sì c’è: il seconda mano.
Per curiosità dai un occhio su Vinted nelle categorie bambini: le cose nuove con cartellino sono tantissime… Troppe davvero”.
Ci credo Anne… anche nelle altre categorie, per gli adulti, negli accessori, ci sono talmente tanti capi, tanti oggetti nuovi che non stento a credere sia così per i bambini. Probabilmente influisce di più in questa categoria il fatto che si ricevono tanti regali.
“Qui mi permetto di lanciare un messaggio a chi ci legge e ascolterà: non comprate cose o vestiti a una neo mamma. Sarà talmente sopraffatta che probabilmente non avrà nemmeno il tempo di lavare e mettere i 39 bodini, calzettini, e fascette varie che riceverà in regalo.
Piuttosto regalatele del tempo. Pulizie di casa, una teglia di lasagna e cose da congelare, portate fuori l’immondizia, offrite un servizio di parrucchiera o un’estetista a domicilio,… No body, no peluche, no vestitini… Ve lo chiedo con tutto il cuore”.
Fa sorridere chiedere il tempo per buttare giù l’immondizia o per altre cose, ma in realtà Anne lo trovo un messaggio bellissimo. Vero in ogni circostanza. Ogni volta che facciamo un regalo dovremmo sempre pensare a quello che fa piacere ricevere all’altra persona. A maggior ragione se si è attenti alla sostenibilità, perché si rischia di far diventare un rifiuto quello che si regala. Avevamo dedicato sotto Natale un articolo sull’argomento. Sono molto d’accordo con te sul lanciare questo messaggio. Effettivamente trovo prezioso venire incontro a una difficoltà che una mamma può avere, che è appunto quella della mancanza di tempo, immersa in un nuovo momento della vita così diverso rispetto a prima e con poco spazio per sé. Ti ringrazio. Nella ricerca di abbigliamento per la tua piccola c’è qualcosa che hai fatto e che fai fatica a trovare?
“Sì, un cappellino. Ho fatto una gran fatica a trovare un cappellino invernale. Sono andata prima su Vinted e non ho trovato quello che cercavo. Sono poi andata nella merceria del mio paese ma non li avevano, il loro fornitore non vendeva più quelli made in Italy… Ho ordinato un cappellino sul sito di moda etica, ma dopo due settimane mi hanno chiamata per dirmi che li avevano finiti. Quindi, ho dovuto ripiegare su una marca conosciuta di abbigliamento per bimbi, con materiali standard… Fuori c’era freddo e lei non poteva uscire senza un cappellino! L’ho preso un pochino più grande così lo userà un po’ di più spero!”.
Mi ha colpito questa ricerca, mi ricordo Anne. Ci siamo trovate, ne abbiamo parlato, abbiamo provato a vedere nei negozi tradizionali. Un cappellino che si dà per scontato venga fatto indossare ai bambini, soprattutto verso la stagione invernale. Posso capire la frustrazione. Bisognerebbe capire dalle aziende qual è la logica. A parte i vestitini, com’è andata con il resto (il lettino, la culla, i giochi, ecc.)?
“Devo dire che sono stata fortunatissima per tutto il resto degli accessori: mia sorella mi ha dato il lettino, la sdraietta, un seggiolone auto, un tapettino sensoriale, dei pupazzi, peluche e libriccini … E addirittura un mio collega mi ha regalato un trio usato pochissimo in perfetto stato… Questo è stato davvero un bellissimo regalo. Non so se ascolterà questa intervista ma ne approfitto per ringraziarlo ancora. Di giochi per ora ne ho pochi, molti arrivano dai cuginetti. Ho ricevuto dei giochi nuovi molto belli, per ora tutti di legno e ne sono molto contenta!”.
Quando cerco di spiegare la bellezza del circuito second-hand, è anche in questo. Non è solo per l’oggetto di per sé, ma il sapere di averlo recuperato. Di riceverlo in dono da una persona che si conosce. C’è la gioia da una parte e dall’altra, la felicità di aver regalato qualcosa che può essere utile all’altro. Qualcosa che ti ritrovi in più ora e che diventa un oggetto desiderato e a cui viene dato tanto valore dall’altra parte. Tra le cose che hai fatto, qual è quella di cui ti senti più soddisfatta, più orgogliosa di te?
“Per ora è il fatto di essere riuscita a mantenere il minimalismo che ho sempre voluto dall’inizio. Ahimè sta arrivando il Natale e mi sa che riceveremo tantissime cose! Ma va bene così. Credo che sia giusto che lei cresca con i vari modi di fare delle famiglie da cui è nata per poterli confrontare e poi scegliere da grande quello che ritiene più coerente, più giusto”.
Mi sembra un approccio che indica molta flessibilità. Spesso ci troviamo a dire che è quello che ci vuole quando si pensa di fare un percorso verso la sostenibilità. Avere un approccio più morbido può portare le persone intorno a intraprendere un cammino simile. Cosa invece hai trovato e trovi difficile fare per essere più green?
“Sono 2 le cose sulle quali ho dovuto trovare compromessi: l’autoproduzione in cucina e i pannolini lavabili. Chiunque dichiari di essere in grado di cucinare pranzi e cene con un neonato mente! Non è fisicamente possibile. Riuscivo a stento a farmi una doccia. A volte nemmeno riuscivo a mangiare. Figuriamoci a cucinare. Quindi ho ordinato molto cibo pronto e confezionato. E lo faccio tuttora. Cercando però di privilegiare produzioni locali grazie per esempio a gruppi di acquisto come L’alveare che dice sì.
Per i pannolini invece ero partita carichissima, poi ho iniziato a vedere su internet i prezzi (folli) dei pannolini lavabili nuovi. Riducono drasticamente l’impatto ambientale, e non ci piove. Ma hanno un costo economico (circa 25 euro l’uno) e soprattutto mentale (ti assicuro che lavare i pannolini è veramente l’ultima cosa che hai voglia dj fare quando finalmente in casa c’è silenzio alle 2 di notte… Per ora quindi ho preso 4 pannolini nuovi e 4 usati. Li uso tutti in una stessa giornata, quando mi va. Poi li lavo tutti insieme e negli altri giorni uso gli usa-e-getta”.
Grazie per la tua opinione anche sui pannolini lavabili. È qualcosa di soggettivo, me ne rendo conto. Ho intervistato mia cugina, e il suo compagno, tanti anni fa, L’esperienza con i lavabili era completamente diversa cosa, lei li consigliava nonostante l’impegno che anche tu dici e si era trovata alla fine bene. Secondo me dipende da tantissimi fattori. Ti ringrazio per aver dato questa testimonianza, perché qualcuna che magari lo trova difficile si riconosce nelle tue parole e non si colpevolizza perché magari non riesce a fare questa scelta. Grazie anche per dritte sul cibo: se si ha difficoltà, qualche soluzione si può trovare. Quella dei gruppi di acquisto rimane valida in generale. Continuando su questa sorta di analisi delle cose fatte e non fatte, ti chiedo: cosa avresti potuto fare meglio e invece per pigrizia hai abbandonato o hai detto “non ce la faccio”?
“Sono tante le cose sulle quali ho dovuto fare passi indietro. Ti dirò però che sono contenta di essere stata in grado di farli, questi passi indietro. Perché ci avrei rimesso la mia salute fisica e mentale, che è la prima cosa soprattutto in periodo così intenso, fisicamente, emotivamente e mentalmente. Sono da tutelare, sempre e comunque. Una mia cara amica un giorno mi ha detto: ‘Da adulti, abbiamo tanti principi che cerchiamo di seguire attentamente. Poi arrivano i figli… E tutto cambia!’. Ora, tutto magari no, ma ho dovuto rivedere le mie priorità, questo sicuramente. Sto imparando piano piano a vivere questa nuova realtà”.
La salute fisica e mentale sono sicuramente una priorità, come tu dici, a maggior ragione anche adesso, dove ti trovi a prenderti cura della vita di un’altra persona che praticamente dipende in tutto e per tutto da te. In questo frangente e in generale rimangono davvero due aspetti fondamentali per la vita dell’essere umano. Qual è l’aspetto in cui invece ti impegni più di tutti, quello dove cerchi di essere più sostenibile, più attenta agli aspetti green?
“Per quanto riguarda me, ti direi l’alimentazione, che continua ad essere vegetariana. Devo dire che un pezzo di formaggio, quando il frigo e lo stomaco sono vuoti e ogni tanto me lo concedo. Invece per lei mi impegno a limitare gli acquisti allo stretto necessario e prendere quasi sempre le cose di seconda mano”.
Nei hai dati già tanti in questa intervista, ma ti chiedo ancora: c’è un consiglio che desideri dare un’altro alle mamme che desiderano essere più green?
“È difficile dare consigli, si è capito da questa intervista che non c’è nulla di perfetto in quello che faccio in questo, in questo momento e soprattutto non ambisco alla perfezione. Se dovessi dare un suggerimento sarebbe quello di comprare lo stretto necessario prima della nascita, senza farsi prendere dall’ansia, senza ascoltare troppo amici e parenti. Comprare anche di seconda mano, non aver paura di comprare seconda mano o addirittura prendere in prestito. Ah, ecco sì un consiglio, magari sì che mi sarebbe piaciuto ricevere tra l’altro. Cercate i gruppi di mamme nelle vostre zone. Consultori, gruppi locali e associazioni. Per un solo motivo, fare rete. Sono molto sincera, la solitudine che si vive e che si prova durante una gravidanza, soprattutto durante una prima gravidanza, è davvero tosta. Incontrare altre mamme anche una volta ogni tanto può veramente essere di grande supporto e tra l’altro magari conoscerete chi vi può prestare quella cosa che vi serve invece di comprarla nuova”.
Grazie Anne. Ho scelto di parlare di questo argomento, dell’essere mamma e anche imperfettamente green, e anche con un Dress ECOde, con te proprio perché sapevo che avresti adottato un approccio molto sincero, onesto e con i piedi per terra. Perché è molto facile raccontare, fare video, far apparire quanto è semplice essere mamme green, va molto di moda ora e negli ultimi anni, lanciando magari il messaggio: ‘Ma sì, ce la possiamo fare tutti!’. Certo, è un percorso che è alla portata di tutti. Bello, però è necessario spiegare che richiede impegno, perché non ci si colpevolizzi qualora si trovino delle difficoltà. È normale che si abbiano delle difficoltà. E ogni volta che mi trovo ad ascoltarle, e personalmente ad affrontarle, rifletto su un’osservazione che sento fare spesso: ‘Le aziende dovrebbero metterci in condizioni di fare questo, fare quell’altro, mangiare in questo modo, spostarci così, poter acquistare…’. È un concetto che ribadisco molto spesso delle responsabilità a più livelli. Siamo tutti responsabili, non solo le aziende, i governi. Ognuno si trova a fare la propria parte. Mi rendo conto ascoltando te in questa intervista, raccogliendo le testimonianze e molto spesso in prima persona, a capire quanto effettivamente ancora ci si senta delle mosche bianche. Quanto si sogni di entrare in un negozio o di avere accesso in maniera più facile a soluzioni che siano davvero più sostenibili. Ci arriveremo, il futuro è questo, il futuro è qua, si tratta di avere ancora un po’ di pazienza e impegno. Ben vengano le condivisioni come la tua anche su un tema che è quello della solitudine. Sembra un mondo favoloso e splendido, c’è la gioia di una nuova vita. C’è l’emozione di avere accanto un figlio, una figlia. C’è anche un aspetto però che non va sottovalutato, che è quello della sensazione magari non sempre di alto, un po’ di basso che può essere dovuto a questo sentore di essere soli. Si può attraversare in questa come in altre fasi della vita e abbattiamo questo tabù. La salute mentale, insieme a quella fisica, che abbiamo detto essere una priorità, è uno dei temi sempre più legati alla sostenibilità. Anche di questo ti ringrazio, come per tutta la sincerità, qui nell’intervista e nel lavoro di collaborazione che svolgi all’interno di Dress ECOde.
“Grazie Arianna. Mi è piaciuto molto fare questa intervista. Ti ringrazio davvero. Ti auguro il meglio e spero a prestissimo. Ciao a tutti!”.
Ciao Anne, ciao piccola Sasha!